Il Fronte Polisario denuncia gli accordi bilaterali con il Marocco e si appella alla Corte di giustizia europea: si fanno affari con le nostre risorse.
di Emiliano Biaggio
La questione saharawi arriva al tribunale della Corte di giustizia
europea, e l’Unione europea viene portata sul banco degli accusati. Il Fronte
Polisario, il movimento politico e militare che si batte per
l’indipendenza del Sahara occidentale, ha sollevato la questione di
legittimità degli accordi commerciali tra Ue e Marocco, il Paese
africano che dagli anni Settanta controlla il territorio del Sahara
occidentale. Il caso è stato pubblicato sulla gazzetta ufficiale dell’Unione europea,
sotto il silenzio dell’Unione europea. A render pubblico il tutto è
stato lo stesso Fronte Polisario. L’organizzazione chiede di «annullare»
l’accordo sottoscritto tra le istituzioni di Bruxelles e il governo di
Rabat per la liberalizzazione dei prodotti agricoli e di acquacoltura
marocchini. Il problema, lamenta il Fronte, è che «una larga parte della
produzione agricola e ittica coperta dall’accordo avviene nel
territorio occupato del Sahara occidentale».
La questione del Sahara occidentale risale al 1976. Terminato il periodo di colonizzazione
spagnola, il paese autoproclamò la propria indipendenza come Repubblica
araba democratica saharawi (Rads). Riconosciuta da un’ottantina di Paesi
– principalmente africani e sudamericani – la Rads è membro dell’Unione
africana ma non è riconosciuta dall’Onu, da nessuna nazione europea (e
quindi neanche dall’Ue) né da alcuno dei principali Stati occidentali.
Dal 1976 la Rasd è in realtà un territorio conteso tra il Fronte
Polisario e il Marocco, che lo controlla per l’80% della sua estensione.
Il governo di Rabat considera la Rasd una propria regione, e la mancata
opposizione internazionale ha permesso un implicito riconoscimento "de
facto" della situazione anche se ufficialmente nessun Paese ha
riconosciuto l’annessione del Sahara occidentale da parte del Marocco.
Dopo i violenti scontri tra le due fazioni, nel 1991 le Nazioni Unite
hanno avviato la missione di Pace Minurso, per organizzare un referendum
con cui far scegliere al popolo saharawi tra l’indipendenza o
l’autonomia all’interno dello stato marocchino. A oggi nessun referendum
è stato organizzato e la situazione resta cristallizzata.
«L’Unione europea non può continuare a
ignorare il diritto internazionale e opporsi al popolo saharawi»,
lamenta Emhammed Khada, membro del segretariato nazionale del Fronte
Polisario. «Includendo il territorio occupato del Sahara occidentale nei
suoi accordi commerciali con il Marocco l’Unione europea sta minando i
diritti dei saharawi e ostacolando gli sforzi dell’Onu per una
risoluzione del conflitto». L’Unione europea, continua, «non ha il
diritto di stipulare accordi commerciali con il Marocco su risorse che
appartengono ai saharawi». Per questo, conclude Khada, «ci auguriamo che
alla fine la giustizia prevalga».
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