Il ministro della Difesa: parte delle truppe rimarrà con compiti di supporto. E sulle richieste di tagliare gli F35 dice: Non va dimenticato quanto è stato già deciso.
di Camilla Tagino (per Eunews)
La crisi economica continua, ma i “cattivi” non vanno in vacanza. Dunque mentre la Nato insiste che si smetta di tagliare i fondi per la difesa, l’Italia conferma il suo impegno in Afghanistan, anche oltre il 2014.
Anders Fogh Rasmussen, Segretario generale dell’Alleanza Atlantica, ha aperto il Consiglio dei ministri della difesa che si è tenuto a Bruxelles mettendo le mani avanti. Si è, dapprima, mostrato comprensivo nei confronti dei paesi che sono stati costretti a riduzioni di budget, ma ha poi aggiunto che, se si continua così, “avremo delle conseguenze negative sulle capacità di difesa dei nostri popoli”. Così, preoccupato per la futura sicurezza dei paesi alleati, ha loro proposto una soluzione in tre passi: prima fermare i tagli, poi utilizzare i fondi disponibili in modo più efficiente attraverso la cooperazione multilaterale, ed, infine, impegnarsi ad aumentare le spese per la difesa non appena le loro economie lo consentiranno. Un discorso che rientra nella logica della Smart Defence, adottata durante l’ultimo vertice di Chicago: collaborare per utilizzare al meglio i limitati mezzi a disposizione.
L’Italia condivide a pieno questa linea del risparmio intelligente, lo stesso Ministro per la Difesa Giampaolo Di Paola ha detto, a margine del Consiglio, che “con le risorse che si hanno bisogna produrre capacità vere”. Tra queste risorse a disposizione rientrano anche i bombardieri F35, finiti sul tavolo della campagna elettorale. L’Italia è uno dei grandi paesi dell’Alleanza in Europa e, in quanto tale, le sono richieste delle capacità militari adeguate, tra cui gli F35, “il governo ha già fatto una riduzione molto importante – ha ricordato il Ministro – non si può dimenticare quello che si fa prima e ricominciare da capo”.
Tra gli impegni che richiederanno ulteriori sforzi economici resta anche quello per la missione in Afghanistan. Durante il Consiglio è stato discusso il processo di transizione ancora in corso. Le truppe Isaf stanno ora lasciando la difesa del paese in mano alle forze nazionali afghane: un processo cominciato nel marzo 2011 e che è, ormai, entrato nell’ultima fase. Il termine è annunciato per la fine del 2014, ma per quella data non è previsto un totale abbandono del territorio. “I cattivi ci sono ancora” ha detto il Ministro per la Difesa. L’Italia lascerà, dunque, degli addestratori in supporto alla popolazione afghana, sui numeri e la consistenza delle forze italiane starà, però, al nuovo governo decidere.
Un soldato italiano in Afghanistan |
La crisi economica continua, ma i “cattivi” non vanno in vacanza. Dunque mentre la Nato insiste che si smetta di tagliare i fondi per la difesa, l’Italia conferma il suo impegno in Afghanistan, anche oltre il 2014.
Anders Fogh Rasmussen, Segretario generale dell’Alleanza Atlantica, ha aperto il Consiglio dei ministri della difesa che si è tenuto a Bruxelles mettendo le mani avanti. Si è, dapprima, mostrato comprensivo nei confronti dei paesi che sono stati costretti a riduzioni di budget, ma ha poi aggiunto che, se si continua così, “avremo delle conseguenze negative sulle capacità di difesa dei nostri popoli”. Così, preoccupato per la futura sicurezza dei paesi alleati, ha loro proposto una soluzione in tre passi: prima fermare i tagli, poi utilizzare i fondi disponibili in modo più efficiente attraverso la cooperazione multilaterale, ed, infine, impegnarsi ad aumentare le spese per la difesa non appena le loro economie lo consentiranno. Un discorso che rientra nella logica della Smart Defence, adottata durante l’ultimo vertice di Chicago: collaborare per utilizzare al meglio i limitati mezzi a disposizione.
L’Italia condivide a pieno questa linea del risparmio intelligente, lo stesso Ministro per la Difesa Giampaolo Di Paola ha detto, a margine del Consiglio, che “con le risorse che si hanno bisogna produrre capacità vere”. Tra queste risorse a disposizione rientrano anche i bombardieri F35, finiti sul tavolo della campagna elettorale. L’Italia è uno dei grandi paesi dell’Alleanza in Europa e, in quanto tale, le sono richieste delle capacità militari adeguate, tra cui gli F35, “il governo ha già fatto una riduzione molto importante – ha ricordato il Ministro – non si può dimenticare quello che si fa prima e ricominciare da capo”.
Tra gli impegni che richiederanno ulteriori sforzi economici resta anche quello per la missione in Afghanistan. Durante il Consiglio è stato discusso il processo di transizione ancora in corso. Le truppe Isaf stanno ora lasciando la difesa del paese in mano alle forze nazionali afghane: un processo cominciato nel marzo 2011 e che è, ormai, entrato nell’ultima fase. Il termine è annunciato per la fine del 2014, ma per quella data non è previsto un totale abbandono del territorio. “I cattivi ci sono ancora” ha detto il Ministro per la Difesa. L’Italia lascerà, dunque, degli addestratori in supporto alla popolazione afghana, sui numeri e la consistenza delle forze italiane starà, però, al nuovo governo decidere.
No comments:
Post a Comment