Fa freddo, come tradizione prevede. L'aria è sempre gelida e carica di vento, e timidi fiocchi di neve scendono a spingere i passanti al caldo dei locali. Le strade sono insolitamente deserte per essere l'inizio del fine settimana. In compenso la città è uno scintillio di luci e colori. Le mille vetrate dei caffè e dei ristoranti proiettano l'illuminazione degli interni con le sagome e i volti di chi vive la vita nella sicurezza di una prigione di vetro e nella comodità dei comodi divanetti che offre la casa; le insegne cariche di neon o messe in risalto da poderosi faretti pongono il centro sotto la luce dei riflettori, mentre le vie fanno bella mostra di sè con le vetrine accese di negozi ormai chiusi. Nella grande piazza si affacciano solo gli imponenti edifici in stile gotico, tra l'indifferenza dei passanti e la curiosità dei pochi turisti presenti. E' monumentale e sconfinata nella sua fredda accoglienza: priva di luci e bancarelle, c'è solo chi l'attraversa a renderla viva. I locali che la lambiscono, la lasciano fuori delle porte ben serrate. Persino il vecchio venditore di acquarelli è scomparso, lui che espone da sempre i suoi colori racchiusi su foglio. Le giovani coppie passano veloci e silenziose per la zona pedonale riservata a pochi intimi, mentre un suonatore di violino vende la sua dolce melodia al miglior offerente. Se non fosse per lui sarebbe quasi difficile cogliere la differenza tra l'inizio della sera e la fine della notte fatta di incontri, feste e divertimenti, in questa città preda della notte. La galleria dello shopping e dei bistrot è ormai un'opera dechirichiana in eredità al domani lontano poche ore, e i giardini di Mont des arts sono per i fidanzatini che scaldano con il fuoco delle loro prime passioni le siepi imperlate dalla prima brina notturna. Fuori dall'area preclusa alle futuristiche conquiste della scienza e della tecnica, è sordo e pigro il risuonare delle automobili, mentre i tram, in silenzio passaggio, solcano la città con precisa puntualità. Dai finestrini scorre un mondo come avvolto in un telo di misterioso abbandono, poggiato sull'aspettativa di una primavera forse mai così desiderata. Per la via della moda donne racchiuse in multicromaitici cappelli di lana e imbottite giacche di stagione, contemplano gli individui senza volto lasciati nelle vetrine a mostrare gli abiti già pronti per il bel tempo. Peccato che faccia freddo, come tradizione vuole. Timidi fiocchi di neve tornano per un istante da chissà dove per la gioia dei bimbi, i solo a emozionarsi per la semplicità. Il tram continua nella sua silenziosa corsa verso le appendici urbane, mentre il vento oltraggia il viso con dolorosa insistenza. Ma è questioni di poco, quanto basta per far scattare la serratura e sparire dietro la porta.
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