di Renato Giannetti (per eunews)
Il Parlamento europeo torna a chiedere
la sede unica per la propria istituzione, approvando una risoluzione
non legislativa in cui si chiede la revisione dei trattati. Con 483
voti a favore, 141 voti contrari e 34 astensioni, è stata approvato
il testo per cui «il Parlamento europeo sarebbe più efficiente e
rispettoso dell'ambiente se fosse situato in un unico luogo». Il
tradizionale spostamento mensile da Bruxelles e Strasburgo, lamentano
gli eurodeputati, «è divenuto una problematica negativa
emblematica per la maggior parte dei cittadini dell'Unione europea,
tale da nuocere alla reputazione dell'Ue, soprattutto in un momento
in cui la crisi finanziaria si è tradotta in gravi e dolorosi tagli
alla spesa negli Stati membri».
La risoluzione
evidenzia che i costi annuali supplementari risultanti dalla
dispersione geografica del Parlamento (tra Bruxelles, Lussemburgo e
Strasburgo) oscillano tra i 156 e i 204 milioni di euro, includendo
anche i costi aggiuntivi della sede di Strasburgo, che ammontano a
103 milioni. Come si afferma nel testo della risoluzione, «il costo
totale delle tre sedi di lavoro rappresenta circa il 10 % del
bilancio annuale». C'è poi la questione dell'impatto ambientale:
le emissioni di CO2 dovute ai trasferimenti da e verso le tre sedi UE
corrispondono rispettivamente a 11.000 e 19.000 tonnellate all'anno.
L'Aula torna a fare pressione sugli stati membri, chiedendo di «avviare una procedura ordinaria di revisione dei trattati, per
apportare le modifiche necessarie» per rispondere al problema. Un
messaggio ai paesi membri, responsabili delle modifiche "costituzionali": è infatti il Consiglio Ue a determinare la
riscrittura dei trattati, ma all'unanimità. Un problema, dato che la
Francia si oppone a revisioni che comportino la sede di Strasburgo.
La risoluzione chiede perciò all''Ufficio di presidenza del
Parlamento di commissionare a Eurobarometro, o a un servizio simile
di sondaggi professionale, di condurre entro l'1 gennaio 2014 un
sondaggio fra i cittadini europei sulla possibilità di mantenere i
tre luoghi di lavoro del Parlamento, con particolare riferimento ai
costi finanziari, ambientali e di efficienza.
«Gli edifici di Strasburgo sono utilizzati per soli 42
giorni all’anno ma bisogna pagare costi di manutenzione per 365
giorni», lamenta Roberta Angelilli (Ncd/Ppe), vicepresidente del
Parlamento europeo. «A questo bisogna aggiungere le ripercussioni
in termini di inquinamento ambientale causato dallo spostamento di
aerei, macchine e decine di tir per il trasferimento mensile di
persone, strumentazione e documenti». Ma col voto di oggi «il
Parlamento europeo ha detto basta a questi sprechi». Per Gerald
Hafner (Verdi), corresponsabile della stesura della relazione, «la
maggioranza schiacciante per questa relazione è un segnale per i
governi». Ma il messaggio non è recepito dai principali
destinatari, ovverosia i francese. «Siamo abituati a questi colpi
di spada nell'acqua», il commento di Catherine Trautmann (S&D),
capo delegazione del Partito socialista francese in Parlamento
europeo. «La prerogativa di decidere sulla sede del Parlamento
appartiene al Consiglio Ue, che vota all'unanimità».
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