Tuesday, 14 April 2009

Famiglia in crisi, ma per altri motivi


di Emiliano Biaggio

La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.
Il matrimonio è ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare.
(Art. 29 della costituzione della Repubblica).

La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose.
Protegge la maternità, l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo.
(Art. 31 della costituzione della Repubblica).

Famiglia: tornata alla ribalta prima nelle aule parlamentari attraverso la discussione dei Dico poi nelle piazze di Italia per il “family day”e successivamente con i ‘Didore’ (diritti e doveri di reciprocità dei conviventi), oggi e’ motivo di scontro non solo tra maggioranza e opposizione ma anche tra Stato e Chiesa. Sorvolando su temi come omosessualità (per inciso, i Dico non dovevano essere letti per forza come unioni omosessuali, come invece più di qualcuno ha fatto) e significato religioso del matrimonio, e non perché si vuole essere superficiali ma perché i temi in questione richiederebbero un ampio spazio di discussione e dibattito, va detto che nell’Italia di oggi la famiglia è in pericolo. Ma non per le ragioni sciorinate da cardinali e politici, ma per un modello economico che mette in discussione la società nella sua interezza.
La costituzione della famiglia è a rischio perché i giovani uomini e le giovani donne non hanno le garanzie sufficienti per poterla costruire, e qui i politici cercano scuse e nemici invisibili per non riconoscere le proprie responsabilità. Oltre al nucleo famigliare, infatti, c’è bisogno del nido. Con la precarietà e la pessima retribuzione dell’attuale mercato del lavoro la coppia difficilmente otterrà le garanzie economiche per l’acquisto di una casa. I mutui vengono concessi anche e soprattutto sulla base delle busta paga: concedere prestiti di migliaia di euro a chi lavora di 6 mesi in 6 mesi è una ipotesi da escludere. Per le coppie coniugate che poi magari desiderano l’allargamento della famiglia si ripresenta sia la questione economica, perché un figlio va mantenuto, e si presenta la questione della maternità. Ci viene detto che La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia (art 31, comma 1), e che la Repubblica Protegge la maternità […] favorendo gli istituti necessari a tale scopo (art 31, comma bis), ma la prassi ci dice tutt’altro. Sono sempre più le donne che devono rinunciare a fare figli perché l’azienda per cui lavorano non paga loro la maternità, e sono in aumento le donne che, pur mettendo al mondo un bimbo, tornano immediatamente sul posto di lavoro per evitare di perdere l’impiego. La protezione della maternità e le agevolazioni alla formazione della famiglia, dunque, nella realtà non ci sono. La famiglia, dunque, non rischia di essere distrutta, come qualcuno vuole far credere, semmai rischia di non essere creata. Che è diverso.
Se è vero che la famiglia rappresenta il nucleo della società, ostacolando la formazione del nucleo si impedisce la costituzione dell’intera struttura. E a proposito di Costituzione: l’articolo 3 della nostra Carta afferma che Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Un principio rimesso in discussione dal comma 1 dell’art 31: La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il che significa che non riconosce la convivenza e di fatto opera una discriminazione, in barba alla senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali. L’essere coniugati o non coniugati è una condizione di stato civile, secondo le leggi è una condizione status giuridico, ma è anche una condizione personale: con o senza coniuge. Ma non con o senza compagna. 1+1=2, ma i conti non tornano. Uomo+donna coniugati=famiglia, uomo+donna coniugati+figlio/i=famiglia, uomo+donna e basta + o – figli non è famiglia. Un uomo e una donna che si vogliono bene, convivono, si rispettano e si aiutano l’un l’altra non hanno forse la stessa vita, gli stessi obblighi di due persone sposate? La costituzione recita che Il matrimonio è ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge. Un uomo e una donna dunque acquistano uguaglianza solo con il matrimonio? Un uomo e una donna che non portano la fede al dito non hanno dunque pari diritti?
Ai lettori la risposta dei quesiti elencati. Di certo, a leggere la Costituzione del nostro Paese salta agli occhi come una modifica la testo, almeno per eliminare le contraddizioni che emergono, vanno apportate. A quale articolo e come, questo è un altro discorso.
Un'ultima osservazione va fatta infine pensando alla Chiesa: la Santa Sede insiste nel ribadire che solo una famiglia unita nel sacro vincolo del matrimonio è legittima, ma i dati, che forse sfuggono agli uffici pontifici, parlano di matrimoni in crisi e divorzi in costante aumento: che la Chiesa faccia finta di non vedere? O non riesce a vedere la realtà davanti al suo naso?

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