Soldati georgiani ammutinati, un presunto golpe sostenuto dalla Russia, le accuse di Saakashvili e le smentite del Cremino: ma cosa succede in Georgia? Gli strascichi della guerra in Ossezia del sud non hanno tardato a farsi sentire. L’ex regione dello stato caucasico oggi repubblica indipendente – anche se riconosciuta come tale solo da Nicaragua e Russia – sembrerebbe non bastare più a Dmitrij Medvedev e Vladimir Putin: il Cremino avrebbe infatti ordito un “tentativo di golpe” in Georgia, almeno secondo le accuse del presidente georgiano Mikhail Saakashvili, che spiega così l’ammutinamento di un battaglione di soldati georgiani nella base militare di Mukhrovani, nella regione di Gori. Da Tblisi il ministro degli Interni Vano Merabishvili fa sapere che tutto è finito. “Siamo entrati nella base- afferma- e arrestato il comandante del plotone”. Ma l’accaduto sembra destinato ad avere ripercussioni nell’immediato: mercoledì prossimo in Georgia devono tenersi le esercitazioni della Nato e il ministro della difesa georgiano David Sikharulidze accusa la Russia di “voler disturbare” le manovre militari. Mosca nega ogni implicazione e respinge le accuse al mittente: “L’ammutinamento di una brigata del ministero della Difesa riflette la crisi politica ed economica della presidenza di Saakashvili”, commenta Dmitry Rogozin, inviato della Russia alla Nato. “Lui e il suo entourage- aggiunge- stanno cercando di spiegare le conseguenze dei loro fallimenti accusando la Russia di complotto”. Accuse che Rogozin definisce “una provocazione”. Sale ancora la tensione nel Caucaso, dunque. Nonostante gli scambi di accuse reciproche è innegabile che la Russia non voglia una Georgia troppo svincolata dal Mosca ed è risaputo che Putin e Medvedev non vogliono che lo stato confinante entri nella Nato. La Russia avrebbe anche più di un motivo per tramare in sordina, ma ben pochi interessi a destabilizzare la situazione, già tesa per via della guerra in Ossezia del sud. A Mosca sanno bene che il punto debole della Georgia è Mikheil Saakashvili: l’occidente, che pure vorrebbe sottrarre la Georgia alle pressioni moscovite, sa di non potersi fidare del leader georgiano, dimostratosi incapace di gestire la crisi e scatenare il conflitto russo. La crisi e la perdita dell’Ossezia del sud potrebbero costare a Saakashvili in termini di consensi. E chissà, magari il successore potrebbe andare più a genio ai leader del Cremlino. Certo i dubbi restano, e viene spontaneo chiedersi: che succede in Georgia?
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