Tuesday, 26 May 2009

Operai e fasce deboli? In Italia li difende la Chiesa

di Emiliano Biaggio
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Tutela per i precari, sostegno a chi ha perso il lavoro, un fisco equo ed etico e politiche che favoriscano immigrazione e integrazione. Non sono le richieste nè di Rifondazione comunista nè dell'ala Ds del Partito democratico. Sono invece gli inviti della Conferenza episcopale italiana, che entra a pieno titolo e a tutto campo nelle questioni di estrema attualità del nostro dibattito politico. Ciò non sorprende: da sempre la Chiesa si esprime sulle questioni di casa nostra, perchè fa parte- e non ha mai smesso di farne parte- della storia di casa nostra. Piaccia o no, oggi come allora lo stato del Vaticano serve: perchè i valori assoluti in questo mondo e in queste società sono pochi. Per cui se è vero che l'autorità pontificia sia sempre stata poco incline al progressismo e ben più disposta al conservatorismo, non stupisce l'intervento dei vescovi. C'è da salvaguardare e difendere quanto conquistato nel corso della storia, vale a dire diritti. All'uguaglianza e all'assistenza, innanzitutto. Perchè si tratta dei fondamenti alla base di società e stati moderni. La Cei, monsignor Angelo Bagnasco in testa, non fanno altro che difendere questa società. E lo fanno per due motivi: il primo è di dottrina. Perchè l'uomo è innanzitutto creatura di Dio, e la Chiesa è da sempre vicina ai propri fedeli. E i fedeli sono i componenti della società in ogni sua fascia: ricchi, poveri, lavoratori, disoccupati, italiani e non italiani. Tutte persone assistite, attraverso la macchina della solidarietà rappresentata dalle diocesi, dalle parrocchie, dalle offerte e dalla Caritas. Il secondo motivo è di natura politica: in parlamento le forze della sinistra sono ridotte a qualche ex diessino, mentre fuori dalle istituzioni le formazioni che raccoglievano l'eredità del Pci sono oggi decimate dalle continue scissioni che hanno frantumato in tanti piccolissimi partiti quel che restava della sinistra così detta 'radicale'. Per i vescovi si presenta così l'occasione di diventare l'unico punto di riferimento di chi vorrebbe e vuole interventi di politiche sociali. Possono cioè, venire incontro alla classe operaia e lavoratrice del Paese scalzando quello che resta di espressioni partitico-politiche solitamente indigeste agli ambienti vaticani. Per cui se da una parte la Cei si erge a paladina della società e dei suoi diritti, dall'altra tesse la trama di un disegno ben preciso. Ma del resto in Vaticano sono sempre molto attenti, e non si lascia mai niente al caso. Al momento opportuno, i vescovi verranno a bussare a casa di quanti oggi ricevono sostegno.

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