L'Italia fa spesa. Militare. Nel carrello finiscono ben 131 cacciabombardieri F35, che costeranno all'Erario 13 miliardi di euro. Tutto questo mentre in Abruzzo si aspetta di tornare a casa.
di Emiliano Biaggio
Le commissioni Difesa di Camera e Senato hanno approvato- praticamente all'unanimità, dato che non ci sono stati voti contrari ma solo l'astensione dei commissari del Pd- il piano governativo per l'acquisto di 131 cacciabombardieri F-35 e per l'ampliamento della base aerea di Cameri (Novara), dove i velivoli verranno assemblati. In totale il nostro Paese sborserà da qui fino al 2026 ben 13 miliardi di euro, tutti alla voce 'spese militari'. Gli investimenti dei nostri governo e Parlamento rappresentano l'impegno del nostro Paese nella partecipazione al Joint Strike Fighter, il programma dell'esercito statunitense per la realizzazione di velivoli di nuova generazione in grado di svolgere funzioni diverse. Da qui e per i prossimi 18 anni si porrà il problema di dove reperire gli oltre 17 miliardi di dollari, ma a questo onere, si legge nel documento parlamentare, "si farà fronte attraverso risorse già individuate nell'ambito delle disponibilità dello stato di previsione del ministero della Difesa nonchè attingendo ad altre fonti di finanziamento". Quali sono queste "altre fonti di finanziamento"? Il documento non lo spiega, ma viene citato, a titolo d'esempio, solo il «Fondo per la realizzazione di programmi di investimento pluriennale per esigenza di difesa nazionale, anche derivante da accordi internazionali». I dubbi restano, e i timori aumentano. Non sarebbe la prima volta che spese militari verrebbero a essere finanziate attraverso tagli o prelievi a settori come previdenza, sanità, istruzione o cultura. Già il secondo governo Prodi aveva operato in tal senso, ma adesso la domanda sorge spontanea: con questa crisi e la ricostruzione dell'Abruzzo, dove verranno trovati i fondi per i 131 aerei da guerra? Perchè di questo si tratta. Gli F 35 sono aerei progettati per colpire “fulmineamente” gli obbiettivi avversari sfuggendo alle intercettazioni dei radar nemici. E, come fanno notare, possono essere impiegati “a supporto ravvicinato alle forze di terra in teatri altamente sensibili come quelli urbani”. Non sono, quindi, “armi da difesa”. Sono aerei attrezzati per portare morte e distruzione a persone e cose. Ma un'altra cosa che pochi sanno, oltre al finanziamento di per sè (la cui votazione è passatta sotto silenzio) è che il via libera alle spese militari è stato dato l'8 aprile, due giorni dopo il terremoto che ha devastato la provincia dell'Aquila.
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