Monday, 29 June 2009

Globalizzazione e Ue, dove (ri)nasce il nazionalismo.

Cresce la paura per lo straniero, aumenta il divario ricchezza-povertà. Il villaggio globale non è mai stato così locale.

di Emiliano Biaggio

A Prato per la prima volta dal dopoguerra ad oggi avanza il centrodestra: a guidare la vittoria storica del Pdl i timori legati ad una presenza cinese sempre più forte e capillare che minaccia sempre più la locale produzione tessile. Quella cinese è concorrenza sleale, d'accordo, perchè quasi sempre legata alla contraffazione. Ma quella di altri paesi che producono veri e non falsi a costi e salari ridotti all'estero, non è forse concorrenza sleale agli occhi delle imprese locali? Sono i pro e contro di un processo che sta producendo frutti opposti rispetto a quanto seminato. O forse no. Fuori dal nostro 'orticello toscano' la situazione non è diversa: la paura per lo straniero è diffusa. In Ungheria il movimento xenofobo di estrema destra Jobbik è chiaro: «L’Ungheria appartiene agli ungheresi». Anche in Russia gli episodi di violenza razziale sono in aumento, con oltre 100 aggressioni (23 delle quali mortali) da inizio anno tutte a danno di stranieri. Anche i Paesi Bassi- che pure sono tradizionalmente molto aperti e permissivi- premiano un'estrema destra che vuole la Romania fuori dall'Ue, mentre in Grecia si mandano in carcere gli immigrati. Sono solo alcuni esempi che mostrano come ormai si stia diffondendo sempre più la caccia allo straniero, visto come responsabile di tutti i mali interni. Un ripiegamento in senso nazionalista? Non solo. Un passo indietro lungo quel percorso democratico che sembra essersi arrestato. La verità è una sola: globalizzazione e Unione europea hanno perso. Complice forse la crisi economica, emergono oggi in modo sempre più evidente tutti i limiti del processo di abbattimento delle frontiere. Schengen ha prodotto paura verso lo straniero, accusato ovunque di "portar via il lavoro". L'apertura del mercato ha inevitabilmente esposto tutti i paesi non solo al capitale straniero, generando e accrescendo un senso di insofferenza all'interno delle società. Ognuno difende la propria identità: in Europa non mancano gli euro-scettici, e la costituzione euroepea ha incassato i 'no' di Francia, Belgio e Olanda perchè lesiva dei propri interessi nazionali. Appare evidente che il principio lo condividono in molti, ma la pratica no. Il modello occidentale dovrebbe quindi essere rivisto, e le idee di globalizzazione e Unione europea rivalutate. Con i sistemi attuali si generano solo diseguaglianze, in barba ai principi democratici e non solo. Ue e globalizzazione di fondo hanno solo idee e meccanismi puramente economici, che non tengono conto dell'aspetto umano dei paesi e dei processi di integrazione. La via dello sviluppo sta generando sempre più sottosviluppo, la ricerca del benessere sta portando a una sempre maggiore povertà, il progresso sta avvelenando la natura. E il villaggio globale, se mai è stato costruito, è sconfitto dai tanti villaggi locali...
foto: Francesco Cenerelli, "I crimini della globalizzazione", olio su tela, 2002.

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