Parla una supertestimone sotto protezione. A cui è stata tolta la scorta.
di Emiliano Biaggio
«Vorrei qualcuno che mi spiegasse, vorrei capire cosa sta succedendo». Giuseppina Cordopatri è incredula, ma soprattutto indignata, perchè quello che le sta capitando «è una vergogna». Lei è un teste d'accusa contro la 'Ndrangheta, e dal 1997 vive sotto scorta. O meglio, viveva. Perchè da 40 giorni le hanno tolto la protezione, e adesso, denuncia, «se chiedete di me non vi rispondono, è come se fossi morta». Cordopatri deve testimoniare contro la potente cosca Gerace-Raso di Gioia Tauro, ma è stata abbandonata dallo Stato. E senza un motivo. «Quando ho telefonato per chiedere perchè mi hanno tolto la scorta la funzionaria con cui ho parlato mi ha risposto: 'io non ne so niente, ero in ferie'». La donna se la prende con i «settori deviati dell'amministrazione dello Stato» che da oltre un mese l'hanno costretta ad «arresti domicialiari forzati». Ma lei, strano a dirsi, c'è abituata: «Non è la prima volta che provano a togliermi la scorta, con questa siamo a tre», rivela. «Una prima volta ci hanno provato nel 2003, poi me l'hanno ritolta nel 2006. Quell'anno con il governo Prodi Marco Minniti elaborò per me un piano di protezione personalizzato». Ma adesso tutto è cambiato: a partire dalla mezzanotte del 27 aprile scorso non ha più una scorta, e alla residenza segreta di Giuseppina Cordopatri «il 4 maggio scorso è stata staccata la corrente elettrica», aggiunge. Non le portano via neanche la spazzatura: «Esco a mio rischio e pericolo a buttare l'immondizia», rivela. Rischio e pericolo, già. Perchè «questo è un braccio di ferro, e qui non si pareggia», tiene a sottolineare. Giuseppina Cordopatri vuole essere ancor più esplicita: «Marco Biagi è stato ucciso così», accusa. «E io non voglio fare la sua fine». Per questo si sta battendo perchè si sappia della sua storia. «Ho anche parlato con un giornalista del 'Guardian'», sottolinea. Perchè vuole «che tutti sappiano di questa storia». E in particolare vuole far sapere che «io sono destabilizzante, perchè vado ai processi e parlo. Parlo di corruzione, di mafia e di logge massoniche che controllano, e questo dà fastidio». La teste d'accusa sostiene che «mi vogliono fiaccare». Ma, assicura, «io non mi arrendo, non ho intenzione di cedere». Tutto quello che sta accadendo, sostiene Cordopatri, «è finalizzato a far ritirare la mia costituzione in parte civile, perchè loro sono in affari con le organizzazioni mafiose». Quel "loro" sono sempre i «settori deviati dell'amministrazione dello Stato». Gli stessi che le hanno tolto la scorta? «Voi siete a Roma, vero? Allora chiedete lì».
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