Esplosioni più che raddoppiate rispetto a due anni fa, 46 i soldati Usa morti dall'inizio del 2009. Londra e Washington vogliono sempre più un'exit strategy.
di Emanuele Bonini
Il militare della Folgore ucciso e, ancora prima, il premier britannico Gordon Brown costretto a lasciare il G8 per catapultarsi letteralmene a Northwood- dove ha sede il comando generale delle operazioni militari britanniche in Afghanistan- per soldati morti sotto i colpi della guerriglia afghana: sono gli ultimi segni concreti del deteriorarsi della situazione nel paese asiatico, da dove adesso tutti iniziano a guardare con preoccupazione. E non potrebbere essere altrimenti: gli attacchi con congegni esplosivi improvvisati (gli Ied, improvised explosive devices) sferrati contro le truppe della coalizione sono notevolmente aumentati. Basti pensare nel maggio scorso sono stati 465, più del doppio di quelli compiuti nello stesso mese di due anni fa. Ancora, dall'inizio del 2009 a causa degli Ied sono morti almeno 46 soldati statunitensi, e le previsioni non lasciano intravedere nulla di buono, anzi: le esplosioni di questi ordigni contro le forze di sicurezza afgane potrebbero raggiungere quota 6.000 entro la fine dell'anno. La situazione sembra sfuggita di mano, se è vero che uno degli ultimi attentati è avvenuto nel sud dell’Afghanistan in una zona che i rapporti definivano quasi normalizzata. L'Italia cerca di minimizzare, con il ministro della Difesa Ignazio La Russa che si limita a constatare che i recenti attentanti confermano come «non esiste la sicurezza al 100 per cento». A Londra, invece, la situazione preoccupa e ci si inizia a interrrogare: da una parte le sfere militari spingono per un maggiore coinvolgimento di uomini e di mezzi, mentre dall’altra parte dei laburisti valutano e appoggiano l’ipotesi di un parziale disimpegno. Un'ipotesi su cui si ragiona anche alla Casa Bianca: «Tutti noi- ammette Barack Obama- vogliamo vedere un'efficace exit strategy in cui l'esercito afghano, la polizia afghana, i tribunali afghani, il governo afghano si assumano sempre più responsabilità per la propria sicurezza». (fonte foto: La Stampa)
di Emanuele Bonini
Il militare della Folgore ucciso e, ancora prima, il premier britannico Gordon Brown costretto a lasciare il G8 per catapultarsi letteralmene a Northwood- dove ha sede il comando generale delle operazioni militari britanniche in Afghanistan- per soldati morti sotto i colpi della guerriglia afghana: sono gli ultimi segni concreti del deteriorarsi della situazione nel paese asiatico, da dove adesso tutti iniziano a guardare con preoccupazione. E non potrebbere essere altrimenti: gli attacchi con congegni esplosivi improvvisati (gli Ied, improvised explosive devices) sferrati contro le truppe della coalizione sono notevolmente aumentati. Basti pensare nel maggio scorso sono stati 465, più del doppio di quelli compiuti nello stesso mese di due anni fa. Ancora, dall'inizio del 2009 a causa degli Ied sono morti almeno 46 soldati statunitensi, e le previsioni non lasciano intravedere nulla di buono, anzi: le esplosioni di questi ordigni contro le forze di sicurezza afgane potrebbero raggiungere quota 6.000 entro la fine dell'anno. La situazione sembra sfuggita di mano, se è vero che uno degli ultimi attentati è avvenuto nel sud dell’Afghanistan in una zona che i rapporti definivano quasi normalizzata. L'Italia cerca di minimizzare, con il ministro della Difesa Ignazio La Russa che si limita a constatare che i recenti attentanti confermano come «non esiste la sicurezza al 100 per cento». A Londra, invece, la situazione preoccupa e ci si inizia a interrrogare: da una parte le sfere militari spingono per un maggiore coinvolgimento di uomini e di mezzi, mentre dall’altra parte dei laburisti valutano e appoggiano l’ipotesi di un parziale disimpegno. Un'ipotesi su cui si ragiona anche alla Casa Bianca: «Tutti noi- ammette Barack Obama- vogliamo vedere un'efficace exit strategy in cui l'esercito afghano, la polizia afghana, i tribunali afghani, il governo afghano si assumano sempre più responsabilità per la propria sicurezza». (fonte foto: La Stampa)
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