Con il nuovo sommergibile Arihant, «distruttore di nemici», gli indiani vogliono trasformare le proprie ingenti forze di difesa in forze di attacco. Intanto gli affari, nonostante le tensioni militari e strategiche, continuano: nel 2008 i due colossi asiatici hanno incrementato gli scambi commerciali del 37%. E se Pechino accerchia il rivale fino al golfo Persico, New Delhi rompe l' assedio con un sottomarino.
di Salom Paolo (Il Corriere della Sera, 29 luglio 2009)
Una partita di scacchi cinesi. O, per parafrasare il generale-filosofo Sun Tzu (544-496 a. C.), «l' arte della guerra senza fare la guerra». Per ora, almeno. Tra India e Cina la crescente rivalità si gioca infatti da anni sul filo della provocazione, della disputa territoriale pronta (sull' Himalaya) a trasformarsi in scontro aperto, della costruzione di alleanze che scompaginano equilibri secolari, se non millenari: il Pakistan che è il miglior amico di Pechino e allo stesso tempo un cliente degli Stati Uniti, questi ultimi i nuovi «consulenti» di New Delhi in campo nucleare; lo Sri Lanka, goccia che cade dal Subcontinente in un Oceano Indiano sempre più caldo, che accetta l' «aiuto» di Pechino e si fa costruire una base, a Hambantota; la Birmania, da vero servitore di due padroni (è strettissima alleata di Pechino), che cede un porto all' India mentre il confinante Bangladesh apre Chittagong alla Cina. Chi ha nostalgia del Grande Gioco, sappia che l' Asia del XXI secolo sa essere molto più complessa dell' incastro di rivalità tra le Potenze di ottocentesca memoria. Inoltre, particolare non da poco, i nuovi imperi in formazione posseggono l' arma e la tecnologia nucleare. Non parliamo soltanto di missili e di testate atomiche, comunque un dato che trasforma ogni «litigio» in un brivido per i vicini. Ma di strumenti in grado di trasformare la natura stessa dei Paesi che li costruiscono, quantomeno di come si percepiscono e di come sono percepiti nella regione. Come il sottomarino nucleare appena varato dall' India davanti a un primo ministro Manmohan Singh visibilmente soddisfatto: «Il mare sta diventando un elemento di estrema importanza - ha detto il capo del Governo di New Delhi - nel contesto della sicurezza del Paese ed è per questo che l' India deve stabilire la sua preparazione militare tenendo presente i cambiamenti in corso». Cosa questo significhi è presto detto: un sommergibile nucleare è in grado di navigare per mesi, se non anni, senza mai far ritorno. In caso di guerra, anche dopo l' eventuale devastazione della madrepatria, può da solo infliggere colpi terribili al nemico. E l' India, che da vent' anni perseguiva l' obiettivo di riuscire a progettare e costruire con le proprie forze un simile strumento di guerra, in programma ha una flotta di dieci sottomarini nucleari. Il primo l' hanno chiamato Arihant, ovvero «distruttore di nemici», tanto per non lasciare nulla di sottinteso. E infatti, il Pakistan ha subito recepito il messaggio. Il varo del sottomarino nucleare indiano, avvenuto sabato scorso, «è un passo verso la destabilizzazione della regione», sostiene un comunicato emesso dalla marina militare di Islamabad che aggiunge: «Il sottomarino metterà a repentaglio la pace e l' equilibrio di tutti i Paesi che si affacciano sull' Oceano Indiano». E una postilla: possiamo costruirne uno anche noi. Perché New Delhi si sarebbe spinta così avanti? È chiaro che, anche se il premier Singh ha detto e ripetuto che il vascello risponde a «esigenze difensive», possedere un simile sottomarino significa trasformare le proprie forze di difesa in forze d' attacco. Una ragione c' è. Ed questa: l' India si sente sotto assedio. Il gigantesco Paese, un miliardo di abitanti e una crescita economica vivace nonostante la crisi mondiale, negli ultimi anni ha osservato stringersi attorno al proprio territorio una «collana di perle» (string of pearls) costituita dai porti e dalle basi che i cinesi hanno costruito lungo le rotte dell' approvvigionamento di petrolio, dallo Stretto di Malacca al Golfo Persico, passando per l' Oceano Indiano. A queste basi, dalle quali Pechino, in caso di conflitto, potrebbe agevolmente colpire l' India, si aggiungono le strade e gli oleodotti di terra che attraversano, a nord, il Kashmir sotto controllo del Pakistan e, a sud-est, la Birmania. Confronto economico o confronto militare? L' India ricorda ancora con senso di umiliazione il breve, ma sanguinoso conflitto imposto dalla Cina di Mao a Nehru nel 1962. Due Paesi allora tecnicamente alleati - entrambi aderivano al movimento dei non allineati - e in via di sviluppo, arrivarono a farsi la guerra ufficialmente per questioni di frontiera. In realtà perché si temevano e desideravano «contenere» l' espansionismo del rivale. Oggi, la Cina è un Paese che ha abbandonato l' ideologia per la prassi del mercato. Si è arricchita e ha allargato la sfera di interessi ben oltre le proprie frontiere: le sue aziende mettono radici in Africa e in Sudamerica, da dove riforniscono il territorio metropolitano di materie prime indispensabili a nutrire il motore dell' economia. L' India, ugualmente, anche se per strade differenti, ha imboccato la strada della modernizzazione. La più grande democrazia del mondo comincia ad avere le stesse esigenze del potente vicino e interessi sempre maggiori al di là dei propri confini. Ovvio che la «collana di perle» sia vista come un cappio pronto a stringersi. Il paradosso è che India e Cina continuano a fare affari tra di loro. L' interscambio commerciale, nel 2008, ha superato i 51 miliardi di dollari, con un incremento del 37 per cento sul 2007. Non manca la cooperazione nel settore strategico, le esercitazioni comuni antiterrorismo (dicembre 2008). Eppure, come nota Yang Dali, docente di Scienze politiche all' Università di Chicago, «si può essere amici e allo stesso tempo farsi la guerra». Paolo Salom Scheda Armata rossa La Cina ha le forze armate più numerose del mondo: circa due milioni e 250 mila soldati Esercito indiano L' India è al terzo posto con 1 milione e 410 mila uomini (al secondo posto gli Usa). Nella foto, il nuovo sottomarino «Arihant» I giganti del Bric Cina e India sono i due più popolosi Paesi del gruppo Bric (Brasile, Russia, India e Cina). La Cina è la terza economia del mondo (dopo Stati Uniti e Giappone), India undicesima Previsioni Entro il 2050 la Cina dovrebbe salire al primo posto e l' India al terzo (al secondo posto gli Stati Uniti).
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