Monday, 6 July 2009

Regione addio, la secessione silenziosa marchigiana.

Espressa la volontà di passare a far parte di una diversa entità territoriale.
di Emiliano Biaggio

“Guerra” tra Marche e Emilia Romagna. Oggetto del contendere: 7 Comuni dell’alta Valmarecchia che hanno optato per il trasferimento dalle terrre marchigiane a quelle emiliane,. Con il “no” deciso delle Marche e il “si’” netto dell’Emilia. Con un referendum, i Comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltra, Pennabilli, San Leo, Sant’Agata Feltria, e Talamello hanno deciso a stragrande maggioranza (una percentuale tra l’80 e l’86% dei consensi) la “secessione” dalle Marche alla vicina Emilia Romagna: e i deputati Sergio Pizzolande (Pdl) e Gianluca Pini (Lega) hanno presentato due disegni di legge, analoghji nella sostanza, per il distacco di questi Comuni dalla provincia di Pesaro-Urbino e la loro aggregazione alla provincia di Rimini. A sostegndo della trasmigrazione vengono indicate motivazioni storiche: quelle zone gia’ nel 1300 furono assoggettate a Rimini, e dopo una breve parentesi sotto i Montefeltro, tornarono a Rimini con i Malatesta: Vengono poi ricordate anche due espressioni della volontà popolare per un ricongiungimento: quella del 1827di Sant’Agata Feltria e quella di Pennabilli nel 1861. I due disegni di legge sono al vaglio della commissione Affari costituzionali della Camera, che li ha unificati in un unico testo base. E nelle scorse settimane ha preceduto alle audizioni di costituzionalisti e delle autonomie locali. Il ricorso allo strumento legislativo e’ previsto dalle procedure delineate dall’art. 132 della Costituzione.
Ovviamente le due Regioni coinvolte non stanno a guardare e le loro posizioni sono agli antipodi. Il consiglio regionale delle Marche, con delibera del marzo dello scorso anno, ha espresso parere negativo al distacco; al contrario, l’assemblea legislativa dell’Emilia Romagna ha dato parere favorevole all’aggregazione. In ballo, più che questioni storiche, ci sono motivi politici se solo si pensa alle elezioni ammnistrative (ad esempio, al ridisegno delle circoscrizioni elettorali delle province di Pesaro-Urbino e di Rimini) ed economici .
Non e’ la prima volta che Comuni optano per il trasferimento da una regione all’altra. Ma finora si e’ trattato di aggregazioni verso Regioni a statuto speciale, con tutto quanto ne consegue soprattutto con riferimento a regimi agevolati: Noasca e Carema dal Piemonte alla Valle d’Aosta, Magasa e Valvestino dalla Lombardia al Trenino; Asiago e i Comuni limitrofi dal Veneto al Trentino, cosi’ come Cortina d’Ampezzo; Sappada dal Veneto al Friuli. In questo caso, invece, il conflitto coinvolge due regioni “normali”. Al Parlamento l’ultima parola.

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