Monday, 17 August 2009

Baghdad va (forse) alla conta. Dei superstiti iracheni.

E' stato rinviato, ma era pronto il censimento della popolazione. La stessa che muore ogni giorno

foto: Rainews24
di Emiliano Biaggio

Censimento in Iraq. Volendo essere cinici, verrebbe da dire: «dei morti?» Sulla morte non si ride e non si deve scherzare, ma certo suona ironica la volontà del governo iracheno- peraltro stoppata- di contare i vivi quando non riesce a conteggiare i morti che ogni giorno si piangono nel paese. Forse si voleva dare un senso di normalità ad un Paese che ancora fatica a ritrovare un proprio equilibrio interno, anche se- ammettiamolo- non ha senso contare i vivi quando il numero cambia di giorno in giorno. Bisognerebbe fermare i kamikaze e gli insorti, e tutte quelle vittime civili che dal 2003, anno dell'invasione statunitense, non hanno mai smesso di esserci. Sono 92.841 solo quelli accertati, ma secondo l'Iraq Body Count potrebbero arrivare a 101.326. In questa prima parte di 2009 sono già stati oltre 2.200 i morti, mai scesi sotto i 275 al mese. Di questi, in media, ogni giorno ne sono morti 7 per attentati e attacchi suicidi, 4 per esecuzioni e scontri a fuoco. Sarà forse macabro andare a censire chi muore, ma forse un pò più comprensibile- in questa situazione di morti quotidiane- del conteggio di chi sopravvive. O forse no, perchè a ben vedere alla fine della guerra si contano vittime e superstiti. Peccato che la guerra- quella civile- non sia ancora conclusa.

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