In aperta violazione della Costituzione il Parlamento, cui spetterebbe l'iniziativa legislativa, si limita ad approvare le proposte dell'esecutivo. Il cui capo, mentre si scaglia contro la stampa, vuole una riforma della giustizia. Da Montecitorio i dati ufficiali di una pericolosa deriva democratica.
di Emiliano Biaggio
Il governo fa le leggi, il Parlamento le approva. E' ufficiale, in quanto emerge dai dati ufficiali forniti dalla Camera dei deputati sull'attività parlamentare dell'Assemblea di Montecitorio relativi ai primi 15 mesi di legislatura. I numeri, parlano chiaro: dal 29 aprile 2008 all'1 agosto 2009 «sono stati deliberati dall'Assemblea 96 progetti di legge, di cui 36 disegni di legge di conversione di decreti legge e 54 altri disegni di legge di iniziativa governativa». L'Assemblea, si sottolinea nel consuntivo, «ha deliberato su sei proposte di legge di iniziativa parlamentare». Non solo: l'esecutivo "firma"oltre 8 provvedimenti su 10 (85%). Infatti, recita il bilancio fornito da Montecitorio, «delle 100 leggi approvate, 13 sono di iniziativa parlamentare, 85 di iniziativa governativa, 2 di iniziativa mista». Non c'è dubbio, quindi, che la Camera abbia lavorato "a testa bassa" per dare il via libera ai progetti di governo. I dati evidenziano infatti una seduta dell'Assemblea ogni due giorni, per un totale di oltre 1.000 ore di lavori parlamentari; ben 4.290 votazionielettroniche in 450 giorni, in media 9,5 al giorno, che hanno permesso di dare il via libera a 96 progetti di legge, oltre sei al mese, piu' di uno a settimana. Mancano i dati dell'altro ramo del Parlamento, il Senato, ma c'è da scommettere che anche a palazzo Madama il trend non sia molto diverso. I dati ufficiali, comunque sorprendono fino a un certo punto: già lo scorso maggio il presidente della Camera, Gianfranco Fini, aveva ammonito il governo a non svilire il ruolo del Parlamento che, ha ricordato, «non può essere definita né inutile nè controproducente». Eppure, stando ai dati ufficiali di Montecitorio, appare evidente che il governo non abbia accolto l'invito del presidente della Camera, che non a caso lo scorso 4 agosto ha denunciato che «l'Assemblea si vede di fatto esautorata del diritto-dovere di discutere e intervenire e, se vuole, di emendare», e quindi, ha aggiunto Fini, «nessuno da parte del governo può pensare di non doversi confrontare con il Parlamento, perché questo prevede la nostra Costituzione, e quindi nessuno può pensare di esautorare il Parlamento dal diritto-dovere che ha di controllare, di emendare se lo ritiene, di approvare o respingere un provvedimento del governo». Insomma, Berlusconi e il suo staff non tengono conto della Costituzione, dimenticando che il potere di fare le leggi spetta al Parlamento. Semplice dimenticanza? Difficile crederlo: le democrazie fanno della separazione dei poteri (legislativo, esecutivo, giurisdizionale) il principio cardine. Berlusconi depotenzia il Parlamento accentrando un potere- riconosciuto per delega dalla nostra carta costituzionale- nelle sue mani, e lavora ad una riforma della giustizia, il terzo potere. E si scaglia contro i giornali. Dalla Camera, quindi, nessuna sorpresa. Solo segni che confermano l'esistenza di un pericoloso disegno... (fonte foto: insertosatirico.com)
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