Nel 1973 il golpe cileno. Ordito dallo stesso Paese che oggi vorrebbe estirpare il terrorismo.
di Emiliano Biaggio
Otto anni fa l’incidente che sconvolse l’America e cambiò il mondo, perché il mondo, dopo l’attacco alle torri gemelle di New York, non è stato più lo stesso. A otto anni di distanza da quell’attacco il mondo ricorda, e si interroga. Oggi, a sei anni di distanza dagli aerei scagliati contro il World Trade Center, il terrorismo è stato sconfitto? Pentagono, Cia e Casa Bianca non sembrano aver offerto la risposta che ognuno di noi avrebbe voluto sentire, anzi, e le varie registrazioni audio e riapparizioni in video del signore del terrore, Osama Bin Laden, sembra confermare che dopo otto anni la lotta al terrorismo è tutt’altro che conclusa, forse è addirittura appena cominciata.
Intanto oggi il mondo tutto si unisce nel ricordo del dolore e della rabbia per la morte e il terrore che l’11 settembre di otto anni fa hanno squarciato il cielo newyorkese, con scene tanto apocalittiche da far rimanere increduli i passanti prima e i telespettatori poi a quanto avvenuto. Duro e difficile richiamare alla mente i momenti dell’11 settembre, di quell’altro 11 settembre. Già perché c’è un altro identico giorno, distante 28 anni da quello Usa: l’11 settembre del golpe cileno, del palazzo della Moneda in fiamme, del tradimento del generale Augusto Pinochet. Un attacco alla democrazia ordito dalle multinazionali del rame, dall'allora segretario di Stato Henry Kissinger, e da quella stessa Cia che oggi pianifica le strategie da adottare per contrastare il terrorismo. A trentasei anni di distanza da una delle pagine più buie della storia cilena e una delle più nere dei "democratici" Stati Uniti, tutti esprimono solidarietà alla ferita America mentre solo in pochi ricordano come un Paese che non accetta di finire sotto attacco, di attacchi ne ha sferrati, e tutt’ora continua a sferrarne. Pochi, probabilmente, sono disposti a credere che chi si erge a paladino di giustizia e democrazia è poi il primo che le infrange. Ecco perché oggi, 11 settembre, otto anni dopo l’attacco alle torri gemelle e trentasei anni dopo il golpe cileno, il mondo si interroga. Ma ben altre sono le domande che ci si dovrebbe porre, perché è certo: il terrorismo non è mai morto. E questo, a Washington, lo sanno bene.
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