Bonanni: «integrazione e diritto di accoglienza», Romano: «governo promette e basta».
di Emiliano Biaggio.
Bandiere a strisce bianche e verdi - i colori della Cisl - insieme a bandiere con cerchi e stelle a circondare l'Italia - il simbolo del Siulp: Roma "colorata" da quanti hanno partecipato alla manifestazione che le due sigle sindacali hanno organizzato per promuovere sicurezza, legalità e integrazione. Metà piazza Navona - dalla fontana dei quattro fiumi del Bernini fino all'imbocco di via Agonale - "occupata" da lavoratori, immigrati, poliziotti, tutti insieme per «chiedere più sicurezza ma nel rispetto dell'integrazione e dei diritti di accoglienza», come spiega Raffaele Bonanni nel suo discorso ai presenti in piazza. Il leader della Cisl parla da un palco rivolto verso la chiesa di Sant'Agata, per guardare la folla assiepata sulla piazza certo, ma che si sporge appena verso la facciata di palazzo Madama, a cui dà le spalle. Quasi a voler dire "noi guardiamo altrove", perchè «loro dicono che gli immigrati provocano insicurezza: questo è un assioma falso e sbagliato che noi rifiutiamo. Il nostro slogan è 'pari impegni pari diritti'». Ma se dal palco il leader della Cisl critica, quello della Siulp, Felice Romano, attacca: «Dicevano che non avevamo benzina per far camminare le macchine, adesso ci hanno tolto anche le macchine». Sulla piazza si condividono gli stessi malumori, e tra le tante bandiere spuntano striscioni anti-governo: "L'integrazione non si fa con le ronde ma con le tavole rotonde", recita una scritta sospesa a mezz'aria da giovani di colore.
Nel frattempo i fischietti suonati dalla folla in piazza coprono il rumore del traffico, mentre il sole vince il maltempo e torna a splendere sulla Capitale. Tempo per fare due passi, clima per una passeggiata tra la folla. E allora ecco Dario Franceschini, segretario del Pd, che verso la fine della manifestazione arriva in Piazza Navona per stringere mani, parlare con giornalisti, leader sindacali (Bonanni e Romano) e intrattenersi con alcuni dei manifestanti: due ragazzi immigrati raccontano al leader del Pd la loro condizione lavorativa di precarietà, lui li ascolta e li rassicura. «Ha detto che ci pensa lui?», chiede un terzo immigrato ai compagni una volta che Franceschini ha finito di ascoltarli. Certo è che «bisogna lavorare per integrare chi vive da noi, paga le tasse, e arricchisce il nostro Paese», sottolinea il segretario del Pd. Che prima di andarsene trova il tempo di ammonire Berlusconi: «Credo che gli attacchi del capo del governo alle altre autorita' dello Stato debbano finire, e finire in fretta». Quindi Franceschini va via, Bonanni l'ha già preceduto, e anche i manifestanti sono sfilati via. Piazza Navona si è spogliata dei colori e delle bandiere, e la città è stata riconsegnata al brusio delle macchine. Si attarda solo Sergio D'Antoni, che riprende là dove Franceschini aveva terminato il suo intervento: le critiche al governo. L'esecutivo non c'è, sostiene D'Antoni. Lo dice pure la Siulp.
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