Oligarchie, derive, e interessi sovrapposti: per il segretario generale della Cgil il caso grandi eventi è solo la punta di un iceberg di vaste dimensioni.
di Emiliano Biaggio
«Si è costruito attorno ad un tema vero un'ideologia di "politica del fare", intorno alla quale si possono avere condizioni insostenibili per una democrazia». Infatti, questa "politica del fare" «porta a sostituire criteri ordinari con metodi straordinari», e «pone il problema di una "struttura dei fini"», dove «il fine finisce con giustificare il mezzo». Per cui «a questo punto bisogna chiedersi: in una democrazia, quando è tollerabile questa struttura? Io dico quando c'è una calamità e una situazione di emergenza, quando cioè è in discussione la vita delle persone». Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil, ragiona sulla Protezione civile e sulle indagini sui grandi eventi, temi che inducono il sindacalista a chiedere «trasparenza e controlli» e di «riportare nell'ordinario ciò che non è straordinario». Richieste frutto sempre del suo ragionamento. «Se si allarga la nozione dei fini», spiega Epifani, si hanno determinati effetti: da una parte «il pubblico agisce in una modalità diversa» rispetto dal solito, dall'altra si pone il problema di «chi stabilisce quali sono i fini». Tradotto, «in nome dell'urgenza si può fare di tutto». Ad esempio, continua Epifani, «un evento programmato da dieci anni non è un'emergenza, ma lo diventa se io per nove anni non faccio nulla».
Inoltre una "struttura dei fini" rispetto alle strutture di Protezione civile, continua il segretario generale della Cgil, «viene a compromettere l'etica della responsabilità pubblica» e a generare «un'oligarchia autoreferenziale in cui si perde il confine tra l'interesse pubblico e privato e tra l'interesse di mercato e quello di chi sta all'interno» di questo circuito. «Ed è quello che sta accadendo», sostiene Epifani. Per questo, continua il segretario generale della Cgil, la questione «non finisce oggi». A proposito dell'oggi: il tema non nasce adesso, perchè «sono anni che lavoriamo su questo, anche in solitudine», conclude Epifani, con un'ultima denuncia per quanti hanno lasciato che tutto - fino a oggi - avvenisse nel silenzio e nell'ombra.
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