Monday, 22 February 2010

Petrolio sotto le Falklands, e si riaccende il conflitto

Stimate riserve di greggio per 60 miliardi di barili, che Londra già si prepare ad estrarre. Tra la contrarietà argentina che limita il traffico navale nella zona, e Chavez che mette in guardia.

di Emiliano Biaggio

Ultimo baluardo dell'imperialismo britannico? Da oggi le isole Falklands sono molto di più. perchè negli abissi tutt'intorno ci sarebbe petrolio, e non poco. Secondo uno studio effettuato dalla Geological Society of London, sotto i fondali delle isole britanniche nell'Atlantico meridionale ci sarebbe una quantità di greggio tale da riempire 60 miliardi di barili. Musica per le orecchie dei governanti d'oltre Oceano, che ha già affidato alla compagnia "di bandiera" Desire Petroleum il compito di compiere un primo tentativo di estrazione. La società petrolifera intende ricavare negli anni a venire fino a 3 miliardi di barili di greggio. Ma la cosa potrebbe non essere così semplice, e la questione sembra destinata a prendere una brutta piega: da Buenos Aires, infatti, un decreto presidenziale ha stabilito la riduzione del traffico navale verso Falklands, che in Argentina ancora considerano Malvinas e che a distanza di quasi trent'anni dalla guerra per le isole (2 aprile-14 giugno 1982) restano contese. Il presidente argentino, Cristina Kirchner, con il suo decreto ha di fatto reso obbligatoria l’autorizzazione alla navigazione per tutti coloro che intendono dirigersi verso le isole contese. Non solo: Kirchner si è rivolta all’Onu. Il presidente dell'Argentina ha denunciato infatti che non è possibile trivellare nella zona, perchè «esistono numerose risoluzioni dell’Onu nelle quali si chiede a Gran Bretagna e Argentina di riprendere le conversazioni bilaterali per arrivare ad un accordo sulla sovranità dell'arcipelago e risoluzioni nelle quali si dice che nessuna delle due parti può prendere decisioni unilaterali». La questione delle Falklands/Malvinas torna improvvisamente tema d'attualità, e al centro delle agende internazionali. Per gli altri, perchè per i due protagonisti la ferita mai rimarginata si riapre. Un doloroso inconveniente che nessuno dei due capi di governo voleva, data la crisi interna del Labour e il crollo dei consensi della Kirchner, ma forse l'occasione potrebbe essere propizia per entrambe le parti, proprio per rilanciarsi di fronte all'opnione pubblica. Nel 1983 i generali tentarono la via militare, convinti di farcela e di "conquistare" gli argentini; la Tatcher rispose per ribadire che la Gran Bretagna è una potenza, e per non perdere i suoi consensi. La fine la ricordiamo tutti: ebbe la meglio la Lady di ferro, dopo un conflitto da 905 morti (649 argentini e 258 britannici) e 1.845 feriti (1.068 argentini e 777 britannici). Adesso, invece, come finirà? In molti si chiedono se si va verso una seconda guerra delle Falklands/Malvinas, mentre la Gran Bretagna ha trasportato la piattaforma estrattiva al largo delle isole per iniziare l'estrazione del petrolio. La tensione sale: l'Argentina ha già ricevuto l'aiuto indiretto del Venezuela, con Chavez che ha ricordato ai britannici che «il tempo per gli imperi è finito». Immediata la replica del governo di Londra: l'estrazione del petrolio è «completamente in conformità al diritto internazionale», ha spiegato il ministro degli Esteri britannico, David Miliband. decisamente più sibillino il premier britannico, Gordon Brown. Londra, ha fatto sapere, «ha in atto tutti i preparativi necessari per assicurare la sicurezza degli abitanti delle isole Falkland». E' forse pronto a dissotterrare l'ascia di guerra?

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