Wednesday, 31 March 2010

Regionali, il trionfo dell'astensionismo e dell'anti-politica

Vince il centrodestra, ma sia Pd che Pdl perdono consensi. Mentre chi non resta a casa premia egoismo, campanilismo e contestazione pura. A scapito dell'Italia.

l'e-dittoreale

Il centrodestra vince, il centrosinistra incassa una sonora sconfitta. Nonostante quello che sostiene il segretario del Pd Pier Luigi Bersani («Non canto vittoria ma non parlo di sconfitta» e «E' falso che il Pd al Nord sia andato male»), il Partito democratico viene di fatto bocciato in tutta Italia. Se n'è accorto Beppe Fioroni, secondo cui i risultati elettorali «richiedono una riflessione». Ciò a destra come a sinistra, perchè dalla amministrative esce sconfitto anche il Pdl. Perde consensi il partito voluto da Silvio Berlusconi (-9% rispetto alle europee del 2009 e -10% rispetto alle politiche del 2008). Insieme al Pd (fermo al 26,5%, con una differenza dello 0,5% rispetto alle europee del 2009 ma con un -7% rispetto alle politiche del 2008), è chiaro che il disegno bipartitico è fallito. E questo lo dimostrano anche i successi della Lega (adesso a livello nazionale al 12,2%, con un +2,3% sulle Politiche e un +1% delle Europee), delle liste "5 stelle" di Grillo (quasi il 2% su scala nazionale) e della tenuta dell'Idv (7,3%). Ma a guardare bene i voti viene da dire che escono sconfitte Italia, politica e democrazia. Innanzitutto per l'elevato astensionismo, che ha toccato il 36%. E poi perchè gli unici che hanno conquistato voti sono un partito senza alcun senso della repubblica e delle sue istituzioni - la Lega - e un movimento che fa dell'antipolitica il proprio cavallo di battaglia - i grillini. Altri aspetti su cui riflettere, per il bene di un democrazia quanto mai provata e di una società quanto mai distante dalla gente. A partire proprio dai due maggiori schieramenti: il Pdl di Berlusconi continua con provvedimenti e leggi che poco hanno a che fare con l'interesse generale e il bene dell'Italia; nel Pd, invece, c'è «un gruppo dirigente che opera senza ascoltare il Paese», come riconosce Ignazio Marino. E poi c'è l'Udc, partito che in una regione sostiene il centrodestra e nell'altra il centrosinistra: operazioni politiche che disorientano l'elettore, sempre più incapace di individuare una linea chiara. Comprensibile, dunque, che a essere premiati siano gli altri, quelli che sanno essere alternativi semplicemente perchè diversi, perchè - semplicemente - si rivolgono alla comunità. Sia pur con toni e argomenti diversi, Lega, Idv e Movimento 5 stelle si rivolgono infatti al cittadino, schierandosi con esso e dimostrando di essere presenti lì dove gli altri latitano. Ma attenzione: laddove i partiti maggiori non hanno saputo trasmettere idee e valori, gli altri ne hanno veicolati di altri che non lasciano intravedere nulla di buono: la Lega è il partito dell'intolleranza e degli egoismi, del campanilismo sfrenato e fanatico; il movimento di Beppe Grillo è quello della contestazione e della critica, dei "Vaffa... day" per nulla costruttivi e assai volgari già dalla loro formulazione; Di Pietro è l'anima dell'antiberlusconismo, che non può essere un valore nè tanto meno un programma di governo. Su questo gli italiani sono chiamati a riflettere, mentre su questa emorrargia di voti (-1 milioni per il Pdl, -2 milioni per il Pd) i maggiori partiti del paese devono - in virtù delle responsabilità che conseguono all'essere principali partiti - riflettere e lavorare, per evitare derive che non fanno bene al Paese. Adesso ci sono tre anni senza elezioni, Berlusconi ha i numeri per governare e riformare, ma anche una Lega sempre più forte che già presenta il conto (pretende Milano) e i finiani con cui chiarire molti aspetti; il Pd ha tutto il tempo per riorganizzarsi e costruire quell'alternativa che pretende di essere. Ognuno, insomma, ha i propri nodi da sciogliere. Nodi che devono essere sciolti, perchè si rischia di non approdare a nulla da una parte, e di giungere a nuove sconfitte dall'altra. Il tutto a scapito di un'Italia spaesata e smarrita che si rinchiude sempre più in sè stessa, guardando con rassegnato distacco la classe politica e dirigente.

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