La fondazione Futuro Italiano per molti prelude la nascita di un partito. Con il quale non è escluso che possa allearsi Fini.
di Emiliano Biaggio
Luca Cordero di Montezemolo lascia la presidenza della Fiat. L'annuncio arriva dalla stessa casa automobilistica, e ufficializzata dallo stesso interessato. «Il compito che mi era stato assegnato nel maggio 2004 è stato assolto», ha spiegato Montezemolo, alla guida del gruppo quando questo è entrato nella sua fase più critica. Insieme all'amministratore delegato Sergio Marchionne ha rilanciato l'azienda, con acquisizioni sul mercato di aziende concorrenti e con scelte aziendali non certo indolore. Montezemolo resta nel consiglio di amministrazione della Fiat, la cui presidenza passa a John Elkann. Semplici cambi al vertice di un'azienda frutto di politiche aziendali o qualcosa di piu? In molti vedono in questo manifesto annuncio di Montezemolo di abbandono di carica, un annuncio tacito di "discesa in campo". E' ormai da tempo che si rincorrono voci su un impegno in politica di Montezemolo, che - in questi ragionamenti - potrebbe trovare in Gianfranco Fini un alleato.
A volerli cercare, analogie e punti di contatto tra i due ci sono: intanto entrambi hanno due fondazioni dal nome simile: FareFuturo Fini, Futuro Italiano Montezemolo. E poi la rinuncia alla presidenza Fiat di Montezemolo coincide con l'annuncio di Fini di essere pronto a formare propri gruppi autonomi in Parlamento. Uno smarcamento da Berlusconi che potrebbe far presagire altri tipi di convergenze. Del resto in tema di riforme le anime del centrodestra hanno idee diverse: Pdl e Lega ha fatto sapere che l'attuale sistema elettorale non si tocca. «Un conto sono le riforme istituzionali, un altro la legge elettorale», ha detto Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl. «Non riteniamo in questa fase mettere mano alla seconda», ha aggiunto. «Se ci mettiamo d’accordo sulle riforme istituzionali possiamo anche decidere di affrontare subito dopo la legge elettorale», ha invede detto il ministro leghista Roberto Calderoli. Posizioni diverse da quelle di Fini, secondo cui «non si può ragionare sul modello francese prescindendo dalla legge elettorale».
E in tema di riforme, Montezemolo "sposa" la linea finiana: «Parliamo di merito e di sana competizione, ma è accettabile- chiede l'ex presidente Fiat- che in un Paese civile, dove la scelta più importante è chi mandare in Parlamento, io sia costretto a votare una lista fatta dai partiti come se fossi un notaio che non può decidere?». Ancora, in tema di riforme proferisce parole che sanno di bocciatura di Berlusconi. «Si parla di riforme come di un prodotto di largo consumo, della vendita di saponette», afferma. Parole critiche come quelle del presidente della Camera: «Evitiamo di prendere scorciatoie, acchiappare parti di un modello e applicarle su altri», ammonisce Fini. Un Fini che si distingue da Berlusconi anche a livello internazionale, dove ha sempre saputo comportarsi secondo "etichette" diversamente dal capo del governo. E Montezemolo non è uno che a livello internazionale ami scherzare, abituato com'è a trattare con politici e imprenditori di tutto il mondo. Insomma, un eventuale asse Fini-Montezemolo non appare un'ipotesi del tutto priva di fondamento, per quanto ancora tutta da dimostrare. Per ora ci sono segnali che potrebbero lasciar intendere questa intesa, e si sa, quando si parla di politica tutto è possibile.
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