Wednesday, 14 April 2010

Il centrosinistra che scompare, e che cancella la (propria) storia

Il secondo turno delle amministrative segna la vittoria del centrodestra dove mai aveva governato finora. Per meriti propri e, soprattutto, demeriti degli sconfitti

l'e-dittoreale

Mantova al centrodestra, così come Pomigliano d'Arco: i ballottaggi regalano nuove imprese al Pdl e alla coalizione di Berlusconi, e sanciscono nuove sconfitte per il centrosinistra in generale e il Pd in particolare. Perchè quello che aspira ad essere il maggior partito di centrosinistra, dopo un primo turno che non l'ha certo premiato, vede scivolare via una città - Mantova - sempre tra socialisti e comunisti dal dopoguerra a oggi, e un polo industriale - Pomigliano d'Arco - dove gli operai hanno voltato le spalle alla sinistra per sostenere il Pdl e il centrodestra, proprio come in Piemonte. Segnali che devono far riflettere, perchè la sinistra perde voti e consensi laddove si è sempre imposta, ma soprattutto dimostra di non essere più referente del movimento operaio e depositaria di quella cultura del lavoro e dei lavoratori tanto a cuore alla vecchia sinistra. La sinistra, per intenderci, che fu, tra gli altri, di Sandro Pertini e Pietro Nenni, di Palmiro Togliatti ed Enrico Berlinguer. Altri nomi, per altri partiti e altri periodi storici, per una sinistra che oggi proprio con la storia si ritrova a fare i conti. I partiti della sinistra cosiddetta radicale (Prc, Pdci, Sel, Sl) sono ormai piccoli frammenti all'interno del sistema italiano, poco percepiti e ancor meno sostenuti dagli italiani. Non è un caso se il "cade" anche Comacchio, comune da sessant'anni guidato dalla sinistra nella Romagna una volta rossa e adesso sempre più azzurro-verde. Il Pd mostra e dimostra di avere poco appeal tra gli elettori, di essere lontano dalla gente, e ancor più distante da quel passato ben più glorioso di cui peraltro c'è chi può dire di essere testimone - penso a D'Alema e Veltroni, giovani "delfini" di Berlinguer. Nessuna nostalgia, semmai tanti rimpianti e molto su cui riflettere, vista la storia di oggi. I tempi cambiano, ed è chiaro che il Pd - come tutta la sinistra - non ha saputo tenere il passo e adeguarsi alle nuove realtà. Non ha saputo, insomma, cavalcare il cambiamento del paese nelle sfere politica e sociale. Non solo: non riconoscendo la sconfitta patita alle regionali, il Pd ha mostrato anche la propria miopia. E anche dopo i risultati dei ballottaggi i democratici non hanno saputo fare autocritica, anzi. Per Davide Zoggia, responsabile Enti locali del Pd, «questo turno amministrativo ha segnato una sostanziale parità tra i due schieramenti sia nelle città capoluogo che nei comuni sopra i 15.000 abitanti». Parole non vere, che non rassicurano gli elettori ma che al contrario li lasciano ancor più perplessi di fronte a una lettura "forzata" della realtà. E la realtà, inceve, è che «abbiamo perso noi, non hanno vinto loro», afferma Onofrio Piccolo, lo sconfitto di Pomigliano d'Arco. Parole che denunciano il fallimento del progetto Pd, a questo punto da rivedere e rilanciare. Magari a partire da un'approfondita analisi sull'utilità di questo partito, capace di perdere in una sola città - Mantova - il 16% dei consensi in due anni. Quanto basta per perdere i voti dell'elettorato di sempre, a Mantova come nel resto del paese.

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