Monday, 12 April 2010

Ungheria, avanza la destra

Alle politiche vincono Fidesz e Jobbik, confermando il clima di xenofobia e intolleranza sempre più diffuso in Europa, Italia compresa.

di Emiliano Biaggio

L'Ungheria svolta a destra. Le elezioni politiche premiano i conservatori di Fidesz (Unione Civica Ungherese) e l'estrema destra nazionalista e xenofoba di Jobbik (Movimento per un'Ungheria migliore), per la prima volta in Parlamento. Le urne "bocciano" i socialisti (Mszp), che vedono un crollo di consensi e una caduta al 19,2% rispetto al 43,2% del 2006. Il partito socialista sconta la crisi economica e paga gli errori dell'ex premier Ferenc Gyurcsany, che ha tenuto nascosti alla nazione i problemi dei conti pubblici. Un silenzio che è costata le dimissioni, e una brutta tegola per tutto il partito. Gli ungheresi puniscono i socialisti e premiano Fidesz, ora primo partito col 52,7% dei voti, che assicurano al partito di Viktor Orban almeno 206 dei 386 seggi. I socialisti sono comunque il secondo partito d'Ungheria con il 19,2% dei consensi, incalzato dall'ultradestra di Jobbik, che conquista il 16,7% dei voti e accede per la prima volta nel parlamento nazionale. Lì occuperà 26 seggi, appena due in meno dei socialisti, che ne hanno conquistati 28. Restano ancora gli ultimi seggi, che assegnerà il secondo turno. Intanto, già adesso un'eventuale asse Fidesz-Jobbik darebbe alla destra 232 seggi, 16 in meno per la maggioranza dei due terzi richiesta per cambiara la Costituzione. L'Ungheria verso una svolta tanto storica quanto delicata per gli equilibri futuri, in un assetto frutto di un fenomeno tutto europeo che vede l'affermazione di destra e - soprattutto - estrema destra. In Francia il Fronte nazionale di Jean Marie Le Pen è diventato il quarto partito del paese dopo le amministrative, mentre nei Paesi Bassi il l Partito per la libertà (Pvv) di Geer Wilders, formazione di destra estrema e xenofoba, è in costante crescita: è il primo partito della periferia di Amsterdam e il secondo all'Aja, e punta a guidare a breve una formazione di governo, ha detto lo stesso Wilders. Particolare non irrilevante per un paese fino a oggi considerato esempio di tolleranza. In Slovacchia il Partito nazionale slovacco (Sns) ha 20 deputati e dovrebbe restare al Governo nelle prossime elezioni. In Scandinavia, il Partito del popolo danese (Df) è dal 2001 un alleato indispensabile del governo liberal-conservatore, e dal 2005 la formazione nazionalista anit-islam fa parte del secondo governo Rasmussen; in Norvegia i conservatori del Partito del progresso (FrP) sono la seconda formazione del paese, mentre in Svezia i Democratici svedesi (Sd) - a dispetto del nome conservatori e nazionalisti, e per una politica restrittiva sull'immigrazione - potrebbero entrare al parlamento. Di queste tendenze conservatrici e intolleranti non è immune l'Italia, che ha appena dato "in gestione" due regioni alla Lega, partito anti-immigrati e anti-Europa. Anche anti-Italia, a ben vedere. Ma un partito in grado di far chiudere su sè stessi più dell'ultradestra europea.

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