Tuesday, 6 April 2010

Ottantasei anni fa la legge Acerbo

Il 6 aprile 1924 l'Italia al voto con una legge che legittimo il regime fascista. Il triste anniversario a una settimana dalle amministrative.

di Emiliano Biaggio

Le elezioni amministrative si sono tenute una settimana fa, ma a distanza di sette giorni ancora si continua a parlarne. Nella maggioranza - con la Lega che pretende ruoli e incarichi sempre di maggior rilievo - come nell'opposizione - con il Pd che ha avviato una resa di conti interna. Ma in genere ogni tornata elettorale lascia degli strascichi: un esempio storico per l'Italia è quella del 6 aprile 1924. Quel giorno, infatti, si svolsero nel paese le elezioni politiche con la nuova legge Acerbo, dal nome del politico che la concepì, Giacomo Acerbo.
Schieratosi apertamente con gli interventisti in occasione della prima guerra mondiale, nel 1919 Acerbo costituisce il fascio di combattimento della provincia di Teramo e Chieti. Nel 1921 aderisce al Partito nazionale fascista e l'anno seguente partecipa alla marcia su Roma, per poi accompagnare il duce a ricevere l'incarico di ministro dal re. Nel 1923 vara la riforma della legge elettorale, voluta da Mussolini in persona per assicurare al Pnf una solida maggioranza parlamentare. Il testo prevedeva l'adozione del sistema maggioritario plurinominale all'interno di un collegio unico nazionale. Ogni lista poteva presentare un numero di candidati pari ai due terzi dei seggi in palio, cioè 356 su 535, e la lista che avesse ottenuto la maggioranza con una percentuale superiore al 25% dei voti avrebbe eletto in blocco tutti i suoi candidati. I restanti 179 seggi sarebbero stati ripartiti proporzionalmente alle liste di minoranza, sulla base della legge elettorale del 1919. La legge fu votata anche dal Pli e dal Ppi di don Sturzo.

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