G8 e grandi eventi, il capo della Protezione si difende. «Anemone non l'ho scelto io, le indagini andranno avanti a lungo»
di Emiliano Biaggio
«Sognavo di poter commentare l'archiviazione o lo stralcio di questa nota vicenda, nell'arco di qualche settimana o qualche mese, ma mi rendo conto che questa indagine è destinata a protarsi nel tempo». Guido Bertolaso dopo due mesi ritorna sulla vicenda degli appalti truccati e dei grandi eventi, filone di indagini che lo vede coinvolto ad altri esponenti della maggioranza. Dopo le dimissioni di Claudio Scajola per un presento riciclaggio di fondi neri riconducibili a Diego Anemone, il capo della Protezione civile convoca la stampa per raccontare la sua verità dei fatti. Bertolaso contesta «i riferimenti fatti continuamente al G8 e alla Protezione civile per una serie di vicende che non hanno nulla a che fare con quello che abbiamo realizzato alla Maddalena». Nel difendere le scelte assunte del Governo su vertice dei "Grandi 8" («giusto spostarlo all'Aquila», dice), Bertolaso sostiene chiaramente che «nessuna delle imprese coinvolte in questa vicenda ha avuto appalti a l'Aquila: Anemone è venuto diverse volte all'Aquila, ma non ha avuto nessuna appalto». Ad ogni modo Anemone «non l'ho scelto io». Quanto a Balducci, «con me è sempre stato un gentiluomo corretto, non ho mai avuto ragione di dubitare di lui. Ogni volta che abbiamo fatto un lavoro insieme lui ha fatto presto e bene». Poi aggiunge: «Confermo la mia totale fiducia nella magistratura». Bertolaso spiega sua conferenza stampa con il suo voler «chiarire, spiegare, commentare, valutare e verificare» l'intera vicenda, che lo riguarda da vicino. Lui spiega, ma non riesce a chiarire, anzi. La sua conferenza stampa suona di difesa, quasi a voler mettere le mani avanti su qualcosa che potrebbe accadere dopo quanto le indagini sugli appalti ha già provocato. E il Partito democratico se ne accorge: «E' del tutto inusuale l'uso privato degli incarichi e degli spazi istituzionali», sottolinea la deputata Sesa Amici. «Bertolaso- aggiunge- dovrebbe sapere che ci sono i tribunali, quella è la sede propria in cui ci si difende». E Bertolaso sembra fare proprio questo: difendersi e prendere le distanze. «Credo di aver dimostrato che tutte le accuse siano frutto di equivoci», dice. Insomma, lui in tutta questa inchiesta non ha niente a che vedere. E lo scandisce a chiare lettere: «Nessuna casa mi è stata affitata o comperata». Il riferimento a Claudio Scajola è limpido: all'ex ministro dello Sviluppo economico viene contestato l'acquisto del suo appartamento a Roma con soldi che proverrebbero da Anemone. Le parole di Bertolaso hanno il sapore di autodifesa e di accusa, accusa ai colleghi di sempre e a compenenti della squadra di quel governo di fa parte in qualità di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Un vice di Berlusconi, per intenderci. Quel Berlusconi che non ha fatto mistero di non aver gradito e di non gradire che giornali e mezzi d'informazioni parlino di questa vicenda. «Ho chiesto questa mattina al presidente del Consiglio di poter fare questa conferenza stampa e sono stato autorizzato», continua ancora Bertolaso. Logico che il premier abbia detto "sì": questa inchiesta ha travolto il suo intero governo, e a sentire Bertolaso sembra che non sia affatto finita. L'impressione è che il governo, traballante per la perdita di un ministro, tremi. Il nervosismo è palpabile: Berlusconi nei giorni scorsi ha parlato di congiura contro l'esecutivo, salvo fare marcia indietro. Nè Fini nè la Lega hanno avallato le posizioni del premier, che ha dovuto correggere. «Mai parlato di congiure», ha detto. Intanto però Bertolaso si difende. A titolo personale e della Protezione civile. Ma anche a titolo di funzionario e componente di Governo.
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