Friday, 7 May 2010

Bufera sul governo, via Scajola

Il ministro dello Sviluppo economico lascia per l'acquisto della sua casa romana, comprata - sembra - con fondi neri riconducibili ad Anemone.

di Emiliano Biaggio
Claudio Scajola si è dimesso: il ministro per lo Sviluppo economico ha rimesso il proprio mandato dopo lo scandalo che lo vede coinvolto nell'acquisto dell'appartamento con vista Colosseo a Roma. E' accusato di aver pagato di tasca propria solo un terzo della cifra complessiva, mentre il resto lo avrebbe pagato con fondi neri riconducibili ad Angelo Zampolini, l'architetto amico di Diego Anemone già iscritto nel registro degli indagati nel filone d'inchiesta sugli appalti truccati e i grandi eventi. Un filone d'indagine che già aveva visto i nomi di esponenti della maggioranza e del governo, Gianni Letta e Guido Bertolaso. Per Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista, «le dimissioni del ministro Scajola erano un'atto dovuto. Il problema- sostiene- è un altro: perchè non si dimette il capo della Protezione civile Guido Bertolaso?». Il Pd invece si limita a commentare le dimissioni di Scajola: «Una scelta giusta», le definisce Pier Luigi Bersani. «Mi pare- aggiunge- che le cose che Scajola ha detto fin qui non sono convincenti per nessuno. Se non ha nient'altro da aggiungere, mi pare inevitabile che Scajola rassegni le dimissioni». Scajola, in tutta questa vicenda, si dice innocente. Cade quasi dalle nuvole, quando gli dicono che quell'appartamento è stato pagato con 80 assegni circolari per un totale di 900.000 versati alle vecchie proprietarie dell'immobile, le sorelle Beatrice e Barbara Papa che il 6 luglio 2004 cedettero la casa proprio a Scajola. «Per l’acquisto della casa- sostiene Scajola- ho versato solo la somma pattuita di 610mila euro. Degli assegni firmati dall’architetto Angelo Zampolini non so nulla. Con lui non ho rapporti personali. Anzi non mi ricordo nemmeno se e quando l’ho conosciuto». E poi, sottolinea ancora Scajola, «nessuno mi accusa di nulla, perché io non sono indagato. Le uniche cose che so sono solo quello che leggo sui giornali». Ma se il ministro dello Sviluppo economico prima si dice estraneo alla vicenda, prima torna in fretta e furia da Tunisi dov'era in missione per conto del governo, quindi convoca una conferenza stampa per annunciare le proprie dimissioni. Modi fare e messaggi che danno la misura della vicenda - a questo punto non più solo personale ma soprattutto politica - e della posizione di Scajola. «Per difendermi- dice annunciando l'uscita dall'esecutivo- non posso continuare a fare il ministro come ho fatto in questi due anni. Mi trovo esposto ogni giorno a ricostruzioni giornalistiche contraddittorie. E in questa situazione che non auguro a nessuno, io mi devo difendere». Difendere da quanti sostengono che faccia parte della spirale politica-imprenditoria, tangenti e appalti truccati. Alla base della sua decisione gli sviluppi dell'inchiesta della procura di Perugia sui grandi eventi e l'acquisto di un attico di 180 metri quadri dichiarato costato 610 mila euro ma che sembra essere costato 900 mila, con soldi arrivati a Scajola dal costruttore Anemone, imprenditore poi beneficiato dalle commesse pubbliche e indagato nell'inchiesta di Perugia. «Le mie dimissioni- sostiene Scajola- permetteranno al governo di andare avanti». Di diverso avviso il segretario del Pd Bersani, secondo cui «la situazione è davvero molto intricata, paludosa e confusa». Questo non solo per le dimissioni un ministro, ma perchè insieme a quello stesso ministro altri esponenti della maggioranza compaiono in indagini su politica e malaffare. Non solo: le dimissioni di Scajola, ricorda Bersani, «avvengono in un momento in cui emerge una conclamata empasse politica della maggioranza». Questo lo sa bene il presidente del consiglio: Silvio Berlusconi se da una parte già pensa a Paolo Romani come nuvo titolare del dicastero di via Veneto mentre lo ricopre ad interim, dall'altra vede aprirsi un'altra nuova falla all'interno del suo Pdl: dopo Fini e i finiani che lanciano i circoli di generazione italia al termine di un faccia a faccia teso con il presidente della Camera, adesso il premier perde un componente del proprio governo. Come se non bastasse il coordinatore del Pdl Denis Verdini finisce indagato sempre per i grandi eventi e la Lega preme per il federalismo. Berlusconi sempre più in difficoltà, dunque, con ripercussione in termini di consensi e immagine. La sintesi di quanto sta accandendo la offre Bersani: «Siamo in presenza di una vera giostra di Stato: appalti secretati, pubblici ufficiali corrotti, soldi trasferiti illegalmente all'estero e poi, a quanto pare, ripuliti con lo scudo fiscale».

(editoriale della puntata del 30 aprile 2010 di E' la stampa bellezza, su Radio Libera Tutti.)

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