Sul nucleare non basta un'intesa a tre con Turchia e Brasile, i "grandi" prendono nuovi provvedimenti nei confronti della repubblica islamica.
di Emiliano Biaggio
Un piano salutato con soddisfazione da chi l'ha proposto e sottoscritto, un progetto accolto con riserva e scetticismo - e poi con nuove sanzioni - da chi questo piano non ha saputo portarlo al tavolo delle trattative e, soprattutto, non ha avuto il piacere di vederlo firmato. L'accordo sul nucleare iraniano voluto da Brasile e Turchia e accettato dalla repubblica islamica unisce e divide: unisce tre paesi in un'alleanza insolita, che sancisce l'esistenza di un polo politico alternativo ai canali della diplomazia mondiale e al modello internazione. Divide, perchè Unione Europea, Stati Uniti e Onu vengono fatti fuori per una coppia di attori sullo scacchiere internazionale - Turchia e Brasile - non schiacciate sulle logiche di chi questo ordine globale l'ha costruito e finora gestito. L'Iran, di fatto, fa "uno sgarbo" a quanti volevano nuove sanzioni, ma Ahmadinejad lancia un messaggio chiaro: Teheran non tratta con l'occidente. L'intesa sul nucleare (l'Iran invierà 1.200 chili del suo uranio leggermente arricchito per ottenere combustibile per il reattore a fini medici di Teheran), se segna un'affermazione netta di Lula ed Erdogan - il primo che chiede seggi permanenti all'Onu senza ottenerli, il secondo che ha accettato condizioni dure per poi non entrare in Ue - dall'altra segna la sconfitta dell'intera comunità internazionale, alla quale il regione degli ayatollah ha voluto impartire una severa lezione. Peccato, però, che l'Iran non abbia saputo fermarsi e godersi questo smacco: facendo sapere che nonostante l'intesa raggiunta e sottoscritta continuerà lo stesso ad arricchire da sè l'uranio, ha offerto alla comunità internazionale l'occasione per continuare a nutrire dubbi e sospetti: pur riconoscendo la firma dell'accordo come un passo avanti, per Unione europea e Stati Uniti "Non risponde a tutte le inquietudini". Riserve arrivano anche dalla Russia: per il presidente Dmitri Medvedev "Sorge la domanda, se sia sufficiente il livello delle operazioni concordate e se possa soddisfare tutta la Comunità internazionale". Un problema, questo, per l'Iran: non ha il pieno appoggio di un paese chiave nelle relazioni di Teheran e con potere di veto in consiglio di sicurezza dell'Onu: e propria l'Onu ha smorzato gli entusiasmi dei tre paesi sottoscriventi: al palazzo di vetro hanno definito l'accordo "incoraggiante", ma Teheran dovrà ugualmente allinearsi con le risoluzioni del Consiglio di sicurezza che hanno più volte chiesto all'Iran di sospendere il suo programma di arricchimento dell'uranio. Ecco allora la doccia fredda: il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, annuncia che "abbiamo lavorato strettamente con i nostri partner del Gruppo dei Sei su una bozza di risoluzione per delle nuove sanzioni contro l’Iran, e sono felice di poter dire che abbiamo raggiunto un accordo su una bozza forte, con la cooperazione di Russia e Cina". La comunità internazionale si riprende la rivincita nei confronti dei governi di Brasilia e Ankara - tornando a relegare ai margini i due paesi - e rispedisce al mittente iraniano lo smacco: se Teheran non vuole negoziare con l'occidente, l'Occidente risponde dicendo che si fa a modo loro. Voi l'accettereste? Gli iraniani sicuramenti no. Insomma, si pongono le condizioni per nuovi stalli, dopo che sembravano superate. La diplomazia, alla fine, perde ancora.
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