Wednesday, 9 June 2010

Ddl intercettazioni, tassello di un golpe manifesto

Berlusconi blinda il testo con la fiducia al Senato e dettando la linea di voto per la Camera. E attacca stampa, magistratura e Costituzione. «E' un inferno governare rispettando la Carta».

di Emiliano Biaggio

«Ora basta. Ci sono gli emendamenti studiati insieme, poi ci sarà l'ok del Senato ed il testo non sarà più modificato alla Camera. La decisione del Pdl è vincolante per i senatori e per i deputati». Silvio Berlusconi non accetta ripensamenti, e blinda il ddl intercettazioni. Restano il carcere per i cronisti che pubblicano intercettazioni ed atti giudiziari, restano le multe per centinaia di migliaia di euro per l'editore che non evita la pubblicazione. Non si potrà scrivere nemmeno per riassunto, e prima di informare bisognerà attendere la fine delle indagini preliminari. Il bavaglio è pronto, con tanto di fiducia. Al Senato il testo verrà licenziato in questo modo, dopo aver già stabilito come si dovrà votare nell'altro ramo del Parlamento. Che sia decreto o legge non fa differenza: le leggi ormai le fa il governo. In questo caso predisponendo un testo che il Parlamento dovrà solo notificare. MA nonostante questo Berlusconi non è soddisfatto: «Avrei preferito un testo più incisivo per impedire abusi nell'utilizzo delle intercettazioni, ma- afferma- il compromesso raggiunto dimostra che il Pdl è un partito democratico in cui le decisioni vengono prese con il contributo di tutti». Parlamento esautorato e bavaglio all'informazione: due colpi di anti-democrazia per una deriva sempre maggiore. Berlusconi infatti non si limita alla censura, ma va oltre, all'annientamento dell'atuale ordinamento. Accusa potere giudiziario e stampa di aver impedito quel bavaglio assoluto da lui fortemente voluto ma non ottenuto. «Lobby dei magistrati e dei giornalisti ci hanno impedito di giungere ad un testo che difenda al 100% il nostro diritto di libertà», lamenta. La sovranità, attacca, «nel nostro Paese dovrebbe essere del popolo, che la conferisce al Parlamento, ma oggi non è più del Parlamento. La sovranità è passata a questa corrente della magistratura e ai suoi pm, che attraverso la Corte costituzionale abrogano le leggi». Frasi da colpo di stato, da dittatore incontrastato quale il premier è sempre di più nonostante - parole sue - non abbia potere. «Il presidente del Consiglio non ha nessun potere, è un inferno governare rispettando la Carta». La Carta è la Costituzione, quella che prevede all'articolo 21 la libertà di stampa, quella che all'articolo 3 riconosce il principio di uguaglianza, anche quella di fronte alla legge (anche se il premier si costruisce legittimi impedimenti). La Costituzione prevede anche - all'articolo 96 - che «il presidente del Consiglio dei ministri ed i ministri, anche se cessati dalla carica, sono sottoposti, per i reati commessi nell'esercizio delle loro funzioni, alla giurisdizione ordinaria». Proprio come Berlusconi, che estende il ddl intercettazioni ai processi in corso (tra cui i suoi). Gli italiani non reagiscono, garantendo quel tacito e silenzioso consenso che fu alla base dell'ascesa del fascismo. Ma quella è storia di ieri, oggi invece assistiamo alla continua opera di demolizione della democrazia.
(fonte foto: AdnKronos)

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