Tuesday, 3 August 2010

Esecuzioni in calo, ma nel 2009 sono 5.679 le sentenze di condanne a morte eseguite

Lo scorso anno solo in Cina 5.000 morti, ma i boia sono entrati in azione in 18 paesi. Quasi tutti asiatici.

di Emiliano Biaggio

Sono sempre meno i paesi che prevedono e applicano la pena di morte nel mondo. Il Rapporto 2010 di Nessuno tocchi Caino rileva uan tendenza che «da oltre dieci anni si è confermato nel 2009 e anche nei primi sei mesi del 2010». Più nello specifico, «i territori che hanno deciso di abolire la pena di morte per legge o in pratica sono 154», mentre i Paesi che ancora la mantengono «sono scesi a 43, a fronte dei 48 del 2008, dei 49 del 2007, dei 51 del 2006 e dei 54 del 2005». Diminuisce anche il numero delle sentenze eseguite: nel 2009, si legge nel Rapporto, i Paesi che hanno fatto ricorso alle esecuzioni capitali sono stati 18, «notevolmente diminuiti rispetto al 2008 e al 2007 quando erano stati 26». Per Nessuno tocchi Caino, il graduale abbandono della pena di morte «è evidente anche dalla diminuzione del numero di esecuzioni nei Paesi che ancora le effettuano: nel 2009 le esecuzioni sono state almeno 5.679, a fronte delle almeno 5.735 del 2008 e delle almeno 5.851 del 2007». Il documento disegna "mondi diversi": a un'Europa senza pena di morte (ad eccezione della Bielorussia, che però nel 2009 non ha effettuato esecuzioni) si affiancano le Americhe «praticamente libere dalla pena di morte, se non fosse per gli Stati Uniti, l'unico Paese del continente che ha compiuto esecuzioni (52) nel 2009»; c'è poi un'Africa con «condanne a morte in diminuzione»: nel 2009 soltanto quattro Paesi (con la Somalia, erano stati 5 nel 2008) hanno praticato in tutto almeno 19 esecuzioni: Botswana (1), Libia (almeno 4), Egitto (almeno 5) e Sudan (almeno 9), contro le almeno 26 del 2007 e le 87 del 2006 effettuate in tutto il continente. infine c'è l'Asia, «il continente dove si pratica la quasi totalità della pena di morte nel mondo». Soltanto in Cina ci sono state circa 5.000 esecuzioni (più o meno come nel 2008 e, comunque, in calo rispetto agli anni precedenti), ma «il dato complessivo del 2009 nel continente asiatico corrisponde ad almeno 5.608 esecuzioni (il 98,7% delle 5.679 eseguite nel 2009), in calo rispetto al 2008 quando erano state almeno 5.674». Non è un caso, allora, se i principali paesi dove cade la mano del boia siano tutti e tre asiatici: si tratta - nell'ordine - di Cina, Iran e Iraq. La Cina da sola, denuncia Nessuno tocchi Caino, «ha effettuato circa 5.000 esecuzioni, pari a circa l'88% del totale mondiale». Seguono, per numero di condannati a morte giustiziati, Iran (402), Iraq (77), Arabia Saudita (69), Yemen (30), Sudan e Vietnam (9), Siria (8), Egitto (5), Libia (4), Bangladesh (3), Thailandia (2), Corea del Nord e Singapore (1). In tutti questi paesi, sostiene Nessuno tocchi Caino nel suo Rapporto 2010, «la soluzione definitiva del problema, più che alla lotta contro la pena di morte, attiene alla lotta per la democrazia, l'affermazione dello Stato di diritto, la promozione e il rispetto dei diritti politici e delle libertà civili»

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