E' l'ultima mossa (a sorpresa) del governo in tema di giustizia.
di Emiliano Biaggio
Da via Arenula, sede del ministero di Giustizia, trapela un nuovo brandello della futura riforma della giustizia. E riguarda la sede Consiglio superiore de magistratura: palazzo dei Maresciall. O meglio, quello che ne resterà in futuro, se effettivamente il disegno di legge andrà nella direzione anticipata. Non più uno, ma due Csm, e questo si sa da tempo. Non più la sezione disciplinare dentro il Csm, ma fuori, un'Alta corte per "punire" tutte le magistrature, e pure questo è noto. Ma il colpo di grazia, è l'ipotesi che sia rivoluzionata rispetto a oggi la composizione del Consiglio. La politica prenderebbe il dominio di quello che oggi è l`organo di autogoverno delle toghe. Alle quali resterebbe di poter eleggere "solo" un terzo dei componenti, mentre gli altri due verrebbero votati dalle Camere. Da Donatella Ferranti (Pd) arrivano critiche al progetto di riforma: ciò a suo giudizio mostra «la confusione della maggioranza». Ma attenzione: due Csm così, uno per i giudici e uno per i pm nominati dai partiti, non avrebbero certo la forza di contrastare la politica, poiché sarebbero essi stessi una sorta di Terza Camera. Insomma, si mette in discussione uno dei tre poteri alla base delle democrazie. Non solo: con un Parlamento svilito del proprio ruolo (Berlusconi ha fatto ricorso a «26 voti di fiducia e 54 decreti», ha denunciato il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani), e un potere giurisdizionale controllato dai partiti, il rischio è uno squilibrio a vantaggio del potere esecutivo e a svantaggio delle garanzie democratiche. Ricordiamolo: il principio della separazioni dei poteri è da tutti ritenuto elemento imprescindibile per un paese che voglia essere democratico. Qui, invece, il sospetto è che si voglia sacrificare la democrazia in nome di personalismi. Non a caso il vicepresidente del Csm, Michele Vietti, chiede «grande attenzione».
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