Friday, 31 December 2010

Europa a caccia del gas israeliano

Un'immensa quantità di energia disponibile, il supergiacimento al confine con il Libano ridisegna gli equilibri nel Mediterraneo.

di Paolo Della Sala (Il secolo XIX, 11 dicembre 2010)

Il Bacino del Levante, la porzione di Mediterraneo che va da Cipro verso le coste situate tra la Siria e Gaza, trabocca di gas (e petrolio) e ciò disegna un Medio Oriente completamente nuovo, in cui Israele diventerebbe esportatore di gas e il Libano potrebbe tornare a essere la Svizzera d'Oriente. Tutto ciò è confermato dai rilievi compiuti dalla società di rilievi norvegese PGS nel 2007, e da quelli della texana Noble Energy, eseguiti lungo le coste nord di Israele e al di là del confine col Libano. Si sapeva già da tre anni che tra le coste della Siria, i fondali di Cipro (attorno al vulcano sottomarino Eratostene) e il porto di Beirut vi sono alcuni miliardi di barili di petrolio. Ma i dati più recenti, filtrati a partire dall'aprile di quest'anno, sono di assoluto rilievo: Israele ha diversi giacimenti di gas. Il principale -denominato Leviathan- avrebbe una consistenza di "almeno" 25 "trillion cubic feet" (Tcf, da ora in poi), cioè 8000 miliardi di miliardi di metri cubi. Secondo la Noble Energy in tutto il bacino del Levante ci sarebbero almeno 227 Tcf di gas. Per avere un termine di paragone, le riserve egiziane sono di 77 Tcf, mentre la parte iraniana di South Pars, il più grande bacino al mondo, ha una stima dichiarata di 436 Tcf. L'area compresa tra Cipro e Gaza conterrebbe uno dei primi cinque bacini di gas al mondo. Il fatto che una parte consistente di questa ricchezza in idrocarburi sia in mani israeliane sconvolge gli equilibri geopolitici del mondo, la qual cosa riguarda da vicino ognuno di noi -più delle liti tra i partiti o del caso Wikileaks- perché si tratta: a) dei nostri portafogli e del riscaldamento delle case; b) dell'energia per le nostre industrie, che formano il secondo sistema industriale europeo; c) dell'inclusione o esclusione di Eni e altre società nazionali dal futuro business.
Il Grande Gioco del Mediterraneo legato agli idrocarburi può innescare guerre e disastri, ma può anche offrire un rilancio al sud Europa e all'Italia, finora tagliati fuori dal rilancio dell'economia tedesca e dalla crescita delle economie del Sudest asiatico. La nazione più presente, più allarmata e più diplomaticamente dinamica nell'area è la Russia, forte della vecchia presenza sovietica. Sarebbe un bene che la diplomazia e il sistema industriale italiani non trascurino queste acque a noi così vicine e quindi interessanti. In effetti le relazioni economico-politiche tra Russia e Israele e quelle tra Russia e Libano sono cresciute di livello e qualità nella distrazione degli occidentali, anche se l'Europa, la Francia e l'Italia svolgono un importante ruolo pacificatore tra Palestina e Israele, senza trascurare la missione in Libano. Recentemente Putin ha "donato" al Libano elicotteri e munizioni, e si è impegnato a costruire centrali elettriche nel Paese dei Cedri. La Russia ha due obiettivi: quello di garantirsi un appoggio navale nel Mediterraneo, e quello di non farsi sfuggire di mano la gestione del business internazionale del gas. A sua volta il Libano cerca nella Russia un partner (finanziario e militare) capace di contenere le pesanti ingerenze interne di Siria e Iran, compiute attraverso la milizia di Hezbollah. Evidentemente l'Europa da sola non basta più a offrire sicurezza a Beirut.
Sono in crescita anche le relazioni tra Mosca e Gerusalemme, e all'inizio di questo mese una delegazione russa si è recata a Tel Aviv per discutere del coinvolgimento russo nella futura pipeline tra Israele e la Grecia. Si tratta di un gasdotto alternativo alla Arab gas pipeline, che attualmente distribuisce il gas egiziano alla Giordania e alla Siria. La arab pipeline ha una diramazione verso Israele e si prevede un collegamento verso il porto di Tripoli in Libano e poi verso la Turchia, dove si interconnetterebbe con il gasdotto Nabucco che arriva in Europa. A questo punto il gas israeliano-libanese apre uno scenario nuovo anche per il consorzio americano Nabucco e quello italo-franco-russo di South Stream. Come si vede, i russi si sono buttati a pesce anche sul gas di Beirut e Gerusalemme. Cosa farà l'Europa, la vacca che tutti cercano di mungere?

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