Tappe, obiettivi ed esiti della strategia territoriale del Cavaliere. Dall’uso delle etichette geopolitiche nelle elezioni del 1994 alla retorica dei fatti e dei luoghi, ormai evaporata. Il proliferare delle Leghe. La personalizzazione come boomerang.
di Ilvo Diamanti (editoriale del numero 6/2010 di Limes) - Può sembrare paradossale riflettere sul legame di Silvio Berlusconi con il territorio. Descriverne l’identità geopolitica «nazionale». Farne oggetto di analisi specifica e approfondita. Silvio Berlusconi, infatti, appare come l’inventore e l’attore protagonista della «politica come marketing», mediatizzata e personalizzata. Dunque: una politica senza territorio. Che ha come spazio la comunicazione e, in particolar modo, la televisione. Eppure, l’identità politica di Berlusconi è stata elaborata, promossa, sviluppata dal suo artefice in modo consapevole e accurato, porgendo grande attenzione al territorio. Sotto il profilo dell’organizzazione, ma anche – e prima ancora – della rappresentazione. Il Cavaliere, infatti, ne ha fatto argomento esplicito – marchio e parola – della comunicazione politica. Il che non deve sorprendere più di tanto. Perché non c’è discontinuità, nella strategia di Berlusconi, fra la politica mediatica e personalizzata, da un lato, e il riferimento al territorio, dall’altro. In particolare se si considera quanta importanza abbia avuto il territorio, negli ultimi trent’anni. E quale valore mantenga ancora oggi, sul mercato elettorale. Dal punto di vista simbolico, ma anche organizzativo: come bandiera e come tema dell’agenda politica. Berlusconi, per questo, ne ha fatto largo uso in campagna elettorale. Cioè: sempre. Visto che si vota praticamente sempre. E comunque viviamo in campagna elettorale permanente. (1 continua)
No comments:
Post a Comment