L'eurodeputato leghista: «Una parte del paese non si riconosce in questo giorno, anche repubblichini volevano l'Italia»
di Emiliano Biaggio
«Dal momento un cui ci vogliono imporre il 17 marzo come festa nazionale, allora aboliamo il 25 aprile», perchè «non possiamo tenerci due feste nazionali». «Non ci trovo nulla di male a cancellare questa ricorrenza dal calendario: il 25 aprile non è certo una data unificante, c'è una parte del Paese che non ci si riconosce». A sostenerlo l'europarlamentare della Lega, Mario Borghezio, in una revisione storica dai toni destrorsi neo-fascisti. O solo storici, perchè come spiega lo stesso esponente del Carroccio «come molti storici stanno dimostrando, sono state nascoste molte cose su cosa sia successo nel post-25 aprile». Addirittura, sostiene Borghezio, «si parla addirittura di 100 mila italiani uccisi per il fatto di non essere stati simpatici ai partigiani comunisti e all'ala più dura della resistenza comunista». 17 marzo e 25 aprile, nascita dell'Italia unita e rinascita dell'Italia unita libera e democratica, date e avvenimenti che oggi più che unire e mettere d'accordo dividono e aprono scontri, avviando processi alla storia, agli avvenimenti e alle intenzioni. E alle idee. E Borghezio ha voluto dire la sua a proposito del patriottismo schierandosi con la Repubblica sociale italiana. «Vogliamo dire che chi stava dall'altra parte e non con i comunisti non era patriota?», domanda l'esponente leghista. «Vogliamo dire che non si riconoscevano nel tricolore quelli che sono andati a combattere per una causa evidentemente persa? Basta leggere le lettere dei caduti della Repubblica Sociale, che sono uguali a quelle dei caduti della Resistenza». Borghezio tranquillizza: «Non mi sento affatto un fascista», e poi «questa terminologia è ridicola, un modo per non affrontare i problemi».
No comments:
Post a Comment