Dopo il governo il leader maximo lascia ogni carica anche dal partito comunista. L'esecutivo di Raul annuncia riforme epocali, che aprono la fase post-comunista.
di Emiliano Biaggio
Fidel Castro rinuncia alla guida del Partito comunista cubano, chiedendo di uscire dal comitato centrale: l'ottantacinquenne leader cubano esce quindi definitavamente di scena, anche se Castro era lontano dalle scene politiche dal 2006, quando per motivi di saluti ha ceduto la guida del governo al fratello Raul. Adesso il "leader maximo" annuncia le proprie dimissioni da primo segretario del Partito comunista cubano (Pcc). «Credo di aver ricevuto ormai abbastanza onori», afferma castro. «Non avevo mai pensato di vivere cosi a lungo». L'uscita di scena di uno dei padri della rivoluzione cubana è un dato di fatto, certificato dall'elezione di Josè Ramon Machado Ventura a nuovo segretario del partito. «Sono convinto che il destino del mondo- afferma ancora castro- potrebbe essere molto diverso senza gli errori commessi dai capi rivoluzionari che hanno brillato per talenti e meriti». Adesso si apre dunque uan nuova era, che va oltre il comunismo. Infatti, Cuba si avvia sulla strade delle riforme economiche. Senza alterare l'impianto dello stato socialista, sembra che verranno riconosciuti investimenti stranieri e cooperative ed i privati avranno un largo margine d'azione, tanto che entro il 2015 si prevede l'inserimento nel settore privato di circa 1,8 milioni di cubani. Il pacchetto di riforme l'ha approvato il congresso del Pcc, con il benestare dello storico leader. Perchè come sottolinea il fratello Raul, «Fidel è sempre Fidel e non ha bisogno di nessuna carica per avere sempre un posto importante nella storia, nel presente e nel futuro del Paese».
Intanto il governo di Raul Castro lavora a una nuova rivolzuone cubana, perchè le misure economiche allo studio sono davvero di rottura: apertura agli investimenti stranieri, pur sotto il controllo dello Stato; decentralizzazione del potere; maggiore autonomia alle regioni e alle province; tagli della spesa pubblica; riduzione del numero degli impiegati statali; revisione dei sussidi elargiti dalla Stato. Prevista anche la compravendita delle abitazioni tra i privati, una decisione che potrebbe smantellare la linea di trasmissione della proprietà dai genitori ai figli e procedere verso la realizzazione di un vero e proprio mercato immobiliare. Anche se, è stato specificato da Raul, non saranno consentite concentrazioni proprietarie. Misure quasi dettate da un mondo che vede l'isola caraibica sempre più fuori da ogni logica e sistema, e con un contesto internazionale talmente mutato da non permettere di avere amicizie e alleanze strategiche. Si teme che il post-fidelismo possa segnare la fine del regime e la fine della rivoluzione, e per questo la "nuova" classe dirigente spinge per riforme e per un cambiamento del sistema del paese. Un passo quasi obbligato, visto che Cuba volta pagina e apre un nuovo capitolo della propria storia. Con tutte le incognite del caso.
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