Da Tel Aviv si dicono pronti a tornare al tavolo, ma con «riserve». L'Anp: «Confini del 1967 e stop colonie o nessun accordo».
di Emiliano Biaggio
Israele ci riprova. Il premier dello Stato ebraico, Benjamin Netanyahu ha annunciato di voler riprendere le trattative con l'Autorità palestinese. Una nota dell'ufficio del capo del Governo di Tel Aviv fa sapere che Israele è pronto a intavolare «trattative dirette e senza precondizioni con l'Anp». Israele asseconda dunque le posizioni del Quartetto (Stati Uniti, Unione europea, Nazioni Unite e Russia) e invita a l'Anp ad «assumere un eguale atteggiamento e di associarsi alle trattative senza alcun ritardo». Ma i palestinesi mostrano scetticismo. A loro avviso Israele non intende arrivare a una soluzione che soddisfi veramente la parte arabo-islamica. Non a caso il capo negoziatore palestinese per il Medio Oriente, Saeb Ekerat, ricorda che «se il primo ministro israeliano concorda con il Quartetto allora deve annunciare un congelamento delle colonie e accettare il principio dei confini del 1967 perché è questo evidentemente che chiede il Quartetto». Uno scenario che difficilmete Israele prenderà in considerazione, se è vero - come sottolineato dalla nota dell'ufficio di Netanyahu - che lo Stato ebraico nutre «alcune riserve» sul piano proposto. Insomma, per ora ci sono le intenzioni. O solo l'annuncio della ripresa dello spettacolo dell'ormai noto teatrino della finta diplomazia. Per questo il Segretario alla difesa degli Stati Uniti, Leon Panetta, esorta israeliani e palestinesi a intraprendere «azioni coraggiose». Il rappresentante del Governo Usa esprime infatti tutta la preoccupazione che la Casa Bianca vive per le sorti di una regione più che mai turbolenta e con Israele ai margini. «In questo momento straordinario - spiega Panetta - in Medio Oriente, mentre si producono tanti cambiamenti, non è buono per Israele essere sempre più isolato. Ma questo è proprio quello che sta accadendo». Per cui «la domanda che bisogna porsi è se è sufficiente mantenere un vantaggio militare». Panetta lo chiede di fatto a Israele, che si dice disposta a trattare, «senza precondizioni» ma con «riserve». E' questa formula che lascia troppi dubbi e altrettante preoccupazioni. «Vogliamo tornare a negoziare», ammette il presidente dell'Autorità palestinese, Abu Mazen. Il problema è che «Netanyahu è libero di fare quello che preferisce perché è Israele la nazione occupante. Netanyahu occupa la nostra terra e può fare ciò che vuole».
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