Gran Bretagna, Svezia, Repubblica ceca e Ungheria dicono "no" al piano di revisione "Merkozy". Consiglio europeo sancisce la spaccatura comunitaria.
di Emiliano Biaggio
Si cercano risposte comuni alla crisi e decisioni condivise per garantire la sopravvivenza dell’Euro, ma a Bruxelles ieri sera hanno prevalso le divisioni. Ci sono infatti due Europe, quella dei ventisette paesi membri e quella del ‘club’ dei diciassette dell’Eurozona, c’è l’asse Merkel-Sarkozy che spinge per riforme dei trattati e regole più severe e il fronte che a tutto ciò si oppone guidato da Gran Bretagna e Polonia. Incertezza, divisioni e attriti è ciò che hanno contraddistinto la prima giornata di lavori, quella aperta ancora prima della cena a 27. Al suo arrivo il cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha "battezzato" la riunione del Consiglio europeo annunciando un vertice dei paesi dell’area Euro per riscrivere i trattati di funzionamento dell’Ue. «L'Ue è a 27 e non a 17», l’immediata risposta del primo ministro olandese, Mark Rutte, che ha ribadito le posizione che già erano state prese nel pomeriggio a Marsiglia al vertice del Ppe da Donald Tusk, primo ministro della Polonia, paese che detiene la presidenza di turno del Consiglio europeo. E se la Danimarca – paese non dell’Eurozona - ha sposato la linea franco-tedesca («se i paesi della zona dell'euro ritengono che la soluzione della crisi passa anche dal cambiamento del trattato, credo che bisogna essere aperti a questa soluzione», ha detto il premier danese Helle Thorning Schmidt), la Svezia –a altro paese non dell’Eurozona – ha invece dettato un’altra agenda («la priorità è aumentare la potenza di fuoco del ‘firewall, per riguadagnare la fiducia dei mercati», ha scandito il primo ministro svedese Fredrik Reinfeldt). La Germania non ha mostrato disponibilità a concessioni, con Angela Merkel che a inizio cena (cominciata in ritardo) ha fatto sapere che il vertice dei 17 paesi dell’Eurozona si sarebbe tenuto nella notte, a pasto finito. Una mossa per cercare di scardinare le resistenze di alcuni attori, Svezia e Gran Bretagna in particolare. «Non ho un mandato per trattare una riforma dei trattati», ha detto Reinfeldt. La stabilità della zona dell'euro «è importante», ma «per noi è importante anche proteggere gli interessi della Gran Bretagna» ha invece riconosciuto il premier britannico. Quella in corso a Bruxelles, ha detto Cameron, «è una partita a scacchi contro 26 avversari, non uno solo».
E’ in questo scenario che Mario Monti ha portato la propria proposta: procedere a 27, evitando pericolose spaccature fra i Paesi di Eurolandia e gli altri partner Ue, per rafforzare l'unione dei bilanci nazionali e la sorveglianza sui conti pubblici attraverso le regole che già ci sono o al limite con una riforma “light” dei trattati. Per il presidente del Consiglio, che intende giocare da mediatore e ritagliare al nostro paese un ruolo di primo piano, la priorità adesso è «rafforzare i firewall nostri», quelli cioè dell’Unione europea tutta, evitando pericolose fughe di alcuni paesi verso logiche di pochi’. L’idea di Monti è sostenere la linea di Commissione e Consiglio europeo, che spingono per una rapida attuazione alle regole per il rafforzamento della disciplina di bilancio, al limite inserendo alcune di queste norme nei trattati attraverso una procedura acceleratà (la cosiddetta "fast track") che potrebbe evitare il rischio di imprevedibili ratifiche nazionali. Alla fine ne è nata un'Europa a 23: I 17 Paesi dell’eurozona più altri sei volontari (Bulgaria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania e Danimarca). Restano fuori Svezia, Repubblica Ceca, Ungheria e soprattutto Gran Bretagna. «Noi non vogliamo aderire all'euro, siamo contenti di esserne fuori, come lo siamo di non fare parte della zona Schengen», ha detto alla fine il premier britannico David Cameron. «Noi - ha aggiunto - non vogliamo rinunciare alla nostra sovranità come stanno facendo questi Paesi. Noi vogliamo i nostri tassi di interesse, la nostra politica monetaria: quello che ci veniva offerto non era buono per la Gran Bretagna, quindi meglio che si facciano un trattato tra di loro». "Loro", i ventitre, degli accordi li hanno già trovati: stabilita infatti l'unione fiscale, decretato il via libera alla concessione di prestiti su base bilaterale al Fondo monetario internazionale per 200 miliardi di euro per rafforzare il Fondo salva-Stati (Efsf). Fondo salva-Stati che sarà gestito direttamente dalla Bce e non si chiamerà più Efsf ma a partire dalla sua entrata in vigore, prevista per luglio 2012, sarà sostituito dall'Esm (European Stability Mechanism. il meccanismo di stabilità europea).
No comments:
Post a Comment