Parla il primo ministro della Repubblica araba saharawi democratica. L'obiettivo dei saharawi è votare un referendum per l'autodeterminazione, ma il Marocco parla solo di autonomia. In vent'anni di pace si è ottenuto meno che in sedici di guerra. La popolazione è esasperata.
di Luca Attanasio (per Limes. Fonte foto: Limes)
A quasi un anno delle rivolte pacifiche di Gdeim Izik, nei pressi di El Aium, capitale dei Territori Occupati, il Sahara Occidentale è a un bivio. Nella seconda metà di dicembre 2011 si svolgerà a Tifariti - capitale dei Territori Liberati - il congresso del Fronte Polisario. Varie le questioni all’ordine del giorno, ma una sola quella di rilievo: ci sarà il ritorno alle armi?
Dal 1975 al 1991, la guerra intensa contro Marocco - e per un breve lasso di tempo con Mauritania - ha portato a una sensibilizzazione internazionale riguardo la questione: un'ottantina di Stati (nessuno in Occidente) ha riconosciuto diplomaticamente la Repubblica araba saharawi democratica (Rasd); Sotto l'egida dell'Onu il governo marocchino, a seguito del cessate il fuoco dichiarato il 4 settembre 1991, si era impegnato all’esecuzione di un referendum sull’autodeterminazione.
Nel ventennio che va dal 5 settembre 1991 a oggi, invece, ci sono state solo promesse e frustrazioni. Risoluzioni Onu, deliberazioni Ue, dispiegamento della Minurso (Missione delle Nazioni Unite per il referendum nel Sahara Occidentale), colloqui continui Polisario-Marocco, non hanno spostato di un centimetro la barra dei risultati politici. E il popolo saharawi comincia a rumoreggiare.
Il Marocco insiste nel sostenere che non si tratta di un popolo, ma della regione più a sud del proprio Stato - nozione ampliamente sconfessata dal mancato riconoscimento da parte di tutta la comunità internazionale dei confini previsti dalle cartine di Maometto VI e dall’inserimento del Sahara Occidentale nella lista Onu dei popoli in attesa di autodeterminazione - ed è pronto a concedere un referendum solo sull’autonomia.
I Saharawi vedono in ciò un inganno e puntano a un unico obiettivo: il referendum per l’autodeterminazione. Intanto, allertano le caserme. Di seguito, il punto di vista del primo ministro della Rasd Abdel Kader Taleb Omar. (legge l'intervista)
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