Thursday, 12 January 2012

Sarà boom agricolo, ma non ci mangeremo

Prospettive Ue per il settore: nel 2020 i ricavi aumenteranno del 35% in 12 paesi dell'Unione. Per via delle bio-energie.

di Emiliano Biaggio

L’agricoltura è destinata ad essere sempre più una risorsa economica per l’Europa, ma non tutto ciò che sarà coltivato in campo finirà sulla nostra tavola. Al contrario, i profitti arriveranno dalle bio-energie. Lo rileva il rapporto sulle prospettive dei mercati agricoli e degli introiti redatto dal direttorato generale per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale dell’Unione europea, e diffuso oggi. Le stime parlano chiaro: se da qui al 2020 gli introiti – e quindi il fatturato – del settore primario sono destinati a diminuire del 3,5% in 15 paesi membri, per gli altri 12 invece l’agricoltura aumenterà i ricavi del 35%. A trainare questo "boom" in campo certamente la produzione e la coltivazione delle colture indispensabili per la produzione di biocarburanti.
Per dare piena attuazione alla direttiva europea sulle energie rinnovabili, si dovrà infatti aumentare favorire lo sviluppo dell’industria della biomasse, la produzione di etanolo e di biodiesel, quest’ultimo ottenuto con l’olio di semi. Risultato: da qui al 2020 si assisterà ad una riallocazione dei cereali e una loro diversa destinazione d’uso. Lo studio calcola che nel 2020 grano tenero e mais rappresenteranno rispettivamente il 16% e il 39% di tutti i cereali coltivati su suolo europeo, per un aumento di queste tipologie cerealicole cui corrisponderà «un calo del 21% degli altri cereali, in particolare l’orzo». E’ stimato inoltre che rispetto al periodo 2006-2010, per il periodo 2011-2020 in tutta l’Europa a 27 spariranno 2,5 milioni di ettari di coltivazioni di grani grossi. Anche la coltivazione di barbabietola da zucchero aumenterà, in quanto indispensabile per la produzione di etanolo. Per il consumo domestico, lo zucchero da barbabietola sarà sostituita dall’isoglucosio. Lo studio del direttorato generale per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale dell’Unione europea non lascia spazi ai dubbi: «La crescita che si prospetta nel consumo domestico di cereali, oli di semi e zucchero è fortemente dipendente dal loro utilizzo per le bioenergie».
Già oggi, rileva il rapporto, il fatturato agricolo dell’Unione europea a 27 è aumentato del 25% rispetto al 2000, e per il periodo 2011-2020 ci si attende un crescita di un ulteriore 9%. Se si considera che le stime parlano di un export europeo di cereali nell’ordine di 22 milioni di tonnellate al 2020, per un prezzo che si dovrebbe aggirare tra i 150 e i 170 euro a tonnellata, si capisce come l’agricoltura rappresenti una fonte di ricchezza.
Il settore primario è dunque sempre più un business, ma per pochi: infatti la produzione agricola, e di conseguenza le entrate economiche che ne deriveranno, aumenterà del 35% al 2020 nei 12 paesi che hanno aderito all’Unione europea dopo il 2004 (Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Slovacchia, Slovenia, Repubblica Ceca, Ungheria, Bulgaria e Romania). La flessione del 3,5% del fatturato agricolo interesserà gli altri 15 stati membri.

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