Thursday, 15 March 2012

bLOGBOOK - Parco del cinquantenario

Parco del Cinquentenario (in un bel giorno di primavera)

Finalmente la primavera. Anche se ufficialmente arriverà solo tra una settimana, già si percepisce in questi giorni che la precedono. Il cielo è limpido, sgombro di nuvole, il vento si è calmato, e il sole è tornato a dominare la giornata. Giornate così invogliano davvero a uscire di casa, e la sveglia non solo viene tollerata, ma addirittura spostata indietro per potersi concedere assolate passeggiate prima di iniziare a lavorare. Il parco del Cinquantenario, proprio lì a due passi da dove si concentra la giornata lavorativa, diventa improvvisamente la meta ambita: la pausa pranzo può tramutarsi in pic-nic, e per qualcuno lo diventa davvero; oppura può diventare il posto dove ritemprarsi prima di tornare a concentrarsi sulla propria attività.

La primavera è per tutti, da sempre, la stagione degli amori. Ma è anche la stagione in cui rinasce la vita. Amore e vita si ritrovano allora negli assolati parchi di queste giornate calde e assolate, nella tenerezza di un abbraccio sull'erba, nella dolcezza di un bacio ad un neonato, nella gioiosa allegria di pasti consumati all'aria aperta, nella festosa atmosfera creata da bambini che giocani, nella corsa forsennta di cani lasciati liberi di rincorrere gli uccelli che cercano tra l'erba e nei viali qualcosa da mettere nel becco. Quello che fino ad appena due giorni fa era una landa desolata, un punto di passaggio per pochi lavoratori e qualche atleta intento a fare jogging, oggi è un'oasi di vita nel cuore pulsante di una città che si ferma per godere di questa stagione tornata con un po' di anticipo. Sugli alberi spogli i tanti cinguettii diversi fanno capire che tra non molto tornerà a germogliare altra vita, mentre le persone sistemate sulle sedie a sdraio portate apposta per poter meglio prendere il sole non fanno altro che mettere in scena la prova generale dello spettacolo che regaleranno le belle stagioni.
Il manto erboso sotto di me è piacevole, i piedi liberati dalle quelle comode gabbie chiamate si scaldano timidamente sotto i colpi del calore solare. Quanto tempo era che aspettavo di rimanere così, abbandonato nell'erba a farmi cullare da questa piacevolezza! Quant'è che non lo facevo? Da quando andai a trovare Davide in Finlandia. Non è poi così tanto tempo, è solo da maggio dell'anno scorso. Neppure un anno. Eppure sembrava passata un'eternità... No, la memoria m'inganna. Ero già stato qui, subito dopo il mio arrivo. Quando ho scoperto questi piccoli piaceri? Ah, già. A Londra, che in quanto a parchi urbani non ha certo nulla da inviadiare a nessuno. Faccio quasi fatica a ricordare, talmente sono lontani quei momenti. E Simone? Quante volte abbiamo dormito al sole, sui prati di San Paolo? Riesco a essere nostalgico anche in momenti come questi. Dovrei concentrarmi sui rumori: quelli della città sono ovattati, sembrano distanti chilometri, eppure la "civiltà" è solo a due passi da qui. E qui oggi s'odono gli uccelli cantare, e i tonfi del pallone sui viottoli in terra battuta, e le grida di bambini, e il vocio della gente, e lo scorrere di carrozzine sulla ghiaia dei vialetti. Mi tiro su e mi guardo attorno. Non so dire perchè, ma per un attimo mi sembra di ritrovarmi all'inteno di "Una domenica pomeriggio" di Seurat, con tutte queste persone di ogni età e di ogni estrazione sociale, tutte insieme a godersi questa giornata di sole. Ma oggi non è domenica, anche se io ho fatto in modo che lo fosse. Oggi, almeno per queste ore, io sono mio. E con questa consapevolezza torno ad affidare i miei sogni a questo giorno inatteso di primavera.

2 comments:

  1. Si chiama Parco Shuster, gnurant!
    ('gnurant' non sarà francese, ma un po' j'arissomija, dai...)

    Simone

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  2. Chiedo venia, ma parco Schuster è un nome che a me non è mai piaciuto, e quindi non ho operato un esercizio di censura. Che poi chi era questo Schuster?? Io mi ricordo solo il nostro amico Vincenzo che ci svegliava con le sue telefonate... da Pozzuoli, credo.

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