Sunday, 11 March 2012

Mad in Italy, rubrica pseudo-politica da ridere. (vol.53, Alleanze (im)possibili)

Spazio dedicato a cosa succede in Italia. Chi fa che cosa, dove, come e soprattutto perchè. Protagonisti e comparsate nel paese dove tutto (ma proprio tutto!) è davvero possibile.

di Emiliano Biaggio - «Alle amministrative la Lega andrà da sola. Meglio soli che male accompagnati». Il leader della Lega sancisce la fine della Santa alleanza con Silvio da Arcore. «Berlusconi è un po' una mezza cartuccia, ha paura», attacca il signore di Padania, strenuo oppositore del governo Monti e deluso dall'atteggiamento del suo ex-alleato, che non si schiera contro l'esecutivo tecnico. «C'è tutto un Paese che vuole strozzare Monti e lui (Berlusconi, ndr) ha paura di mandarlo via», dice Bossi al popolo padano. Per cui, continua il comandante in capo delle camicie verdi, «o cade il governo Monti oppure cade la Lombardia», guidata dal pidiellino Formigoni. A questo punto Berlusconi è davvero preoccupato. «No. Io sono sereno». Come lui anche il segretario del Pdl, Angelino Alfano. «Non non crediamo che l'alleanza sia archiviata», sostiene. «I rapporti tra lega e Pdl non possono che allontanarsi visto che il Pdl sostiene il governo Monti e la Lega è dall'altra parte della barricata», sentenzia l'euroleghista Matteo Salvini, secondo il quale «il problema è che grazie a Berlusconi c'è questo governo Monti, che è quello che sta tartassando il nord come mai accaduto in precedenza». Il Pdl si affida ad Alfano per la controreplica. «Siamo dell'idea di sostenere questo governo fino a quando ha uno scopo e cioè quello per cui è nato: mandare avanti l'Italia in un momento di crisi. Rimaniamo di questa idea, non accettiamo ultimatum e provocazioni e non le facciamo». Comunque, se proprio uno la volesse dir tutta, «governiamo insieme in molti comuni, abbiamo almeno tre grandi regioni che governiamo insieme, due delle quali sono da loro presiedute con il nostro sostegno determinante», fa notare il segretario del Pdl. Tradotto: voi ci fate cadere Formigoni e noi vi facciamo fuori Cota e Zaia. Bossi ha capito perfettamente. Berlusconi «mi fa pena, va a votare il contrario di quello che faceva. Per questo non è possibile fare un accordo per le amministrative». Rotta la santa alleanza con l'ex capo di governo, re Umberto attacca anche il capo del nuovo governo. «Monti è un dramma, risponde solo alle richieste dell'Europa e delle banche. E' il rappresentante in Italia di quella banca americana che ha innescato la crisi mondiale». Il signore di Padania quindi avverte: «Monti rischia la vita, il Nord lo farà fuori». Proprio così. «Al Nord Monti non sarà molto amato, oltre a portarci via i soldi, ci porta qui i mafiosi». Umberto da Cassano Magnago radune le truppe: il momento della secessione con questo governo è più vicino. La Padania «si farà a tutti i costi, noi non rinunceremo mai alla nostra libertà». E sappiate che «non c'è popolo che tenga contro il popolo». Bossi è irremovibile. Ci pensa Bersani, leader del Pd, a cercare di farlo ragionare. «Sostieni questo governo», gli dice. «Ma vaffa...», risponde Bossi. Si riferiva a Monti o Tosi? Forse a Tosi, che a Verona vuole correre da solo. «Ho bisogno di una lista con il mio nome», fa sapere dai giornali. I sondaggi, rivela, dicono «"lista Tosi" al 30%, Lega al 20%. Mi spiego più in dettaglio: senza una "Lista Tosi", cioè presentandomi con la Lega, potrei anche vincere al primo turno ma non avrei la maggioranza in consiglio comunale e non potrei governare. Con la Lista Tosi, non avrei questi problemi». «Se fa una sua lista, Tosi si mette automaticamente fuori dalla Lega», scandisce Bossi. Sì, forse il "vaffa..." era (anche) per lui.
Insomma, mentre in Europa ancora infuria la crisi e Sarzozy minaccia di rivedere le leggi che governano la libera circolazione delle merci e delle persone in Europa («gli accordi di Schengen non ci permettono più di rispondere alla gravità della situazione, devono essere rivisti», urla), in Italia è piena campagna elettorale. «Se la sinistra andrà al governo - avverte il segretario del Pdl Alfano - farà quello che ha fatto la sinistra in Spagna: il matrimonio tra uomini e le coppie di fatto, distraendo le forze migliori dalla crescita e lo sviluppo. Questo sarà l'inevitabile destino della colazione Bersani-Di Pietro-Vendola». Berlusconi, allora, ha un'idea: indebolire quest'asse del male, proponendo a Udc e Pd una "grosse koalition" modello tedesco per il governo del 2013. Gli italiani hanno un sussulto: davvero? «Sì», risponde Berlusconi. «Come faccio a dire di no», rispdone pronto Casini. «Penso che una larga coalizione non sia solo la necessità di oggi ma anche di domani». Ma il Vaticano, caro Pierfedinando, cosa ne pensa? Non serve saperlo, perchè a dire 'no' ci pensa Bersani. «Il partitone unico non esiste in natura. Io ho un'altra idea in testa, una democrazia rappresentativa normale ancorché riformata». Il leader del Pd proprio non ci sta. «Ho sempre speranza che il nostro Paese possa vivere in una buona dialettica democratica», aggiunge. Ok, Bersani. Ma oltre alla speranza hai anche un programma? In attesa di sentire le idee della sinistra (sinistra?) resta l'idea di coalizione di Berlusconi. Macchè idea, chiosa Maroni. «E' una follia». 100% mad in Italy.

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