Ai cinesi fa gola il più grande porto del nord Europa e viaggiano sempre più verso la Svezia. Così l'aeroporto di Landvetter diventa il punto di incontro di affari, interessi e nuovi scenari.
di Emiliano Biaggio
E’ il secondo aeroporto di Svezia, ma mira a essere il primo
della Scandinavia. La crescita del traffico aereo, i biglietti aerei comprati
dai novergesi e soprattutto il flusso di cinesi sempre crescente, costringono
per forze di cose Goteborg a ripensare le proprie strategie. La Svezia è un paese di nove
milioni di abitanti, e cinque milioni di loro, ogni anno, si serve di
Landvetter, il più grande dei due aeroporti cittadini (il secondo, il City
airport di Goteborg, non è sulla terraferma ma sull’isola di Hisingen). L’importanza
e le potenzialità di Goteborg sono tutti nei numeri: cinque milioni di
passeggeri l’anno, dieci volte la popolazione urbana (nella città vivono cinquecentomila
persone). «Il traffico è cresciuto sensibilmente», premette Jessica Waller,
direttore per lo Sviluppo economico del comune di Harryda, dove sorge
l’impianto di Landvetter. Parla alla platea di Genval (Bruxelles), riunita
“Aeroporti come polo di sviluppo economico”, la due-giorni sugli aeroporti
regionali organizzata da Sowaer- Società vallona degli aetoporti) e Arc- Conferenza
aeroportuale delle regioni.
«Ci sono norvegesi
che si servono del nostro aeroporto, arrivando dal sud del loro paese», spiega
Waller. E poi «è cresciuto notevolmente il numero dei passeggeri provenienti
dall’Asia, soprattutto cinesi». Non è un caso. Il porto di Goteborg è il più
grande del Nord Europa ed ha un accesso sia al fiume che al mare. Per Goteborg
transitano merci e affari. La
Cina fiuta il business nord-europeo, la Svezia – almeno a Landvetter
– pensa al ritorno economico di una presenza cinese continua. Un’opportunità
unica per lo scalo svedese, soprattutto in un momento non proprio felice per le
compagnie scandinave: la danese Cimber Sterling Group ha da poco dichiarato
bancarotta, mentre Sas Ab, la concorrente di Lufthansa in Scandinavia con base
a Stoccolma, ha annunciato perdite per 108,2 milioni di dollari nel primo
quadrimestre del 2012, un passivo superiore ad ogni aspettativa. Ma a Goteborg adesso si fondono e si confondono interessi economici e strategie commerciali. Ricerca di occasioni e voglia di fare affari, tutto questo passa per Goteborg. E forse da qui tutto questo ci partità anche.
«Vogliamo un
collegamento con la Cina»,
rivela Waller. «Pensiamo quantomeno a Pechino. I cinesi stanno diventando
passeggeri sempre più di strategica importanza». Ma come collegare Goteborg al
gigante asiatico? Non certo con le compagnie low-cost, che comunque sono molto
attive (tra le altre, volano su e da Landavetter AirBerlin, Iceland Express e
Onur Air). «E’ il mercato a decidere», si limita a rispondere la responsabile
per lo Sviluppo economico del comune di Harryda. «E’ la domanda che crea
l’offerta». E a proposito di offerta, l’aeroporto di Goteborg intende offrire
un migliore collegamento con il resto del paese. «Stiamo progettando la
realizzazione di una linea ferroviaria che ci consenta di collegare l’aeroporto
non solo con Goteborg ma anche con Stoccolma». Per ora l’unico collegamento con
il terminal è l’autostrada. In un paese con 9 milioni di persone e in una città
con mezzo milione abitanti forse è un’opzione sostenibile, ma costruire una
linea ferrata Landvetter-Goteborg che si ricollega alla linea
Goteborg-Stoccolma è un’occasione per alimentare anche la domanda interna. E
non solo. «Oggi gli aeroporti possono ricevere aiuti solo per i nodi
intermodali», ricorda Waller. Il riferimento è alle leggi Ue in materia di
aiuti di stato. La Svezia
non è nell’Euro, ma fa comunque parte dell’Europa. Anche se guarda oltre, molto
più a est.
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