Friday, 8 June 2012

Dall'Europa alla Cina via Goteborg


Ai cinesi fa gola il più grande porto del nord Europa e viaggiano sempre più verso la Svezia. Così l'aeroporto di Landvetter diventa il punto di incontro di affari, interessi e nuovi scenari.

di Emiliano Biaggio

 E’ il secondo aeroporto di Svezia, ma mira a essere il primo della Scandinavia. La crescita del traffico aereo, i biglietti aerei comprati dai novergesi e soprattutto il flusso di cinesi sempre crescente, costringono per forze di cose Goteborg a ripensare le proprie strategie. La Svezia è un paese di nove milioni di abitanti, e cinque milioni di loro, ogni anno, si serve di Landvetter, il più grande dei due aeroporti cittadini (il secondo, il City airport di Goteborg, non è sulla terraferma ma sull’isola di Hisingen). L’importanza e le potenzialità di Goteborg sono tutti nei numeri: cinque milioni di passeggeri l’anno, dieci volte la popolazione urbana (nella città vivono cinquecentomila persone). «Il traffico è cresciuto sensibilmente», premette Jessica Waller, direttore per lo Sviluppo economico del comune di Harryda, dove sorge l’impianto di Landvetter. Parla alla platea di Genval (Bruxelles), riunita “Aeroporti come polo di sviluppo economico”, la due-giorni sugli aeroporti regionali organizzata da Sowaer- Società vallona degli aetoporti) e Arc- Conferenza aeroportuale delle regioni.
   «Ci sono norvegesi che si servono del nostro aeroporto, arrivando dal sud del loro paese», spiega Waller. E poi «è cresciuto notevolmente il numero dei passeggeri provenienti dall’Asia, soprattutto cinesi». Non è un caso. Il porto di Goteborg è il più grande del Nord Europa ed ha un accesso sia al fiume che al mare. Per Goteborg transitano merci e affari. La Cina fiuta il business nord-europeo, la Svezia – almeno a Landvetter – pensa al ritorno economico di una presenza cinese continua. Un’opportunità unica per lo scalo svedese, soprattutto in un momento non proprio felice per le compagnie scandinave: la danese Cimber Sterling Group ha da poco dichiarato bancarotta, mentre Sas Ab, la concorrente di Lufthansa in Scandinavia con base a Stoccolma, ha annunciato perdite per 108,2 milioni di dollari nel primo quadrimestre del 2012, un passivo superiore ad ogni aspettativa. Ma a Goteborg adesso si fondono e si confondono interessi economici e strategie commerciali. Ricerca di occasioni e voglia di fare affari, tutto questo passa per Goteborg. E forse da qui tutto questo ci partità anche.
   «Vogliamo un collegamento con la Cina», rivela Waller. «Pensiamo quantomeno a Pechino. I cinesi stanno diventando passeggeri sempre più di strategica importanza». Ma come collegare Goteborg al gigante asiatico? Non certo con le compagnie low-cost, che comunque sono molto attive (tra le altre, volano su e da Landavetter AirBerlin, Iceland Express e Onur Air). «E’ il mercato a decidere», si limita a rispondere la responsabile per lo Sviluppo economico del comune di Harryda. «E’ la domanda che crea l’offerta». E a proposito di offerta, l’aeroporto di Goteborg intende offrire un migliore collegamento con il resto del paese. «Stiamo progettando la realizzazione di una linea ferroviaria che ci consenta di collegare l’aeroporto non solo con Goteborg ma anche con Stoccolma». Per ora l’unico collegamento con il terminal è l’autostrada. In un paese con 9 milioni di persone e in una città con mezzo milione abitanti forse è un’opzione sostenibile, ma costruire una linea ferrata Landvetter-Goteborg che si ricollega alla linea Goteborg-Stoccolma è un’occasione per alimentare anche la domanda interna. E non solo. «Oggi gli aeroporti possono ricevere aiuti solo per i nodi intermodali», ricorda Waller. Il riferimento è alle leggi Ue in materia di aiuti di stato. La Svezia non è nell’Euro, ma fa comunque parte dell’Europa. Anche se guarda oltre, molto più a est.

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