Sunday, 17 June 2012

bLOGBOOK - Parlando con uno sconosciuto


Parlando con uno sconosciuto

 «Sono scappato dal mio paese, sono scappato dalla dittatura». Mahmud non ha alcun problema a ricordare il suo passato, un passato che per quanto distante è sempre presente. «Ormai sono vent'anni che vivo qui in Belgio...». Lascia la frase in sospeso. Si capisce che avrebbe tanto da raccontare, molto da dire, ma non sa da che parte cominciare. Oltretutto il suo inglese non è così fluente come lo sono le altre due lingue che parla, il francese e l'olandese. Oltre alla sua lingua madre: il farsi. «Ormai sono un cittadino belga, ma sono nato in Persia». Non lo chiama Iran, come gli ayatollah hanno voluto dopo la rivoluzione teocratica e la cacciata dello scià. Ma la differenza d'età è tale ed è da talmente tanto tempo che il suo paese non viene più chiamato come lo chiama ancora lui che Mahmud si trova costretto ad aggiornare i suoi ricordi. «Conosci il mio paese? E' l'Iran». E' da lì che è venuto via Mahmud, all'inizio degli anni Novanta, quando ormai fu chiaro a chiunque che la fine della monarchia non fu quell'ondata di cambiamento che ci si attendeva.
Oggi Mahmud ha un negozio di abbigliamento lungo una delle vie principali di Saint Gilles, quartiere molto trendy di Bruxelles. Nella sua auto, un suv nuovo, un seggiolino sta a testimoniare come qui quest'esule si sia rifatto una vita. Non parla della sua vita privata, preferisce piuttosto parlare della sua nuova vita. «Il Belgio ha fatto tanto per me, e io ogni giorno cerco di ripagare la fiducia e gli sforzi che questo paese hanno fatto per me». Ormai ha preso la cittadinanza, parla le due lingue ufficiali, sta studiando la storia del paese, paga le tasse. E come può dà una mano. Bruxelles è un punto di transito, crocevia per gente che cerca nuove esperienze, nuove occasioni, nuove possibilità. E sono molte le persone che qui possono avere bisogno di aiuto, anche solo di semplici informazioni. Mahmud questo lo sa, ed è per questo che non ha esitato ad accompagnarmi là dove dovevo andare.
«Così anche tu sei scappato», mi dice dopo aver sentito la mia storia. Per lui noi due siamo uguali: siamo auto-esiliati. Anche se per motivi completamente diversi. «Quando decidi di abbandonare il tuo paese decidi di abbandonare il tuo paese, e poco importa cosa ti spinge a farlo». Mahmud ha ragione: sapere cosa ti porta via non è che un dettaglio. «Vai via perchè dove stai non puoi più vivere, e ti fermi dove puoi farlo». Mahmud lo sa meglio di tanti altri, ha la sua personale esperienza di vita a supportare la veridicità delle sue parole. «Certo, all'inizio tutto è difficile, tutto ti sembra insormontabile: lasci gli amici, gli affetti, arrivi in un mondo che non è il tuo... Però alla fine capisci che stai bene e allora resti». Lui l'ha fatto, e ormai non torna indietro. Dopo vent'anni tutto cambia, e anche le nostalgie svaniscono. «Sono nato in Persia, ma ormai sono cittadino belga», ripete. «Certo, il tempo è quello che è...». Dopo tutti questi anni Mahmud non si è ancora abituato a questo clima, a queste stagioni che giocano a nascondino. Si può capirlo, del resto. Ma ci sono cose che non si possono cambiare. «Ho cambiato vita e ho cambiato paese, quello che doveva fare l'ho fatto. Cos'altro dovrei fare? E poi meglio non pretendere troppo».

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