Piove. Benvenuti a Bruxelles. O bentornati, a seconda del tipo di passeggero. Che sia novembre o agosto non fa differenza: comunque pioverà. Le scarpe, neanche a dirlo, non sono adatte ad affrontare le intemperie, e l'ombrellino troppo "ino" perchè possa fare da scudo al cielo implacabile. Il lato tipico del Belgio è questo: l'inospitalità. Eppure qui si rifugia tanta di quella gente...
C'è la fila al botteghino. Tipico anche questo. Per arrivare a Bruxelles o si fa la fila al distributore automatico di biglietti, oppure si fa la fila al botteghino. Al distributore automatico si farebbe anche prima, se solo accettessaro le banconote o carte di credito del tuo circuito, ma si dà il caso che si possa pagare solo con carte di credito, e quello che si ha non è buona. E allora corri al botteghino, dove però prima di te ci sono sempre almeno dieci persone. A volte anche meno, ma sempre abbastanza per farti perdere il primo autobus utile. Allora bisogna attendere mezz'ora, perchè altri autobus non ce ne sono. Improvvisamente spunta lo share tazi, quello che quando si cerca non c'è mai e quando non serve più magicamente compare. Arriva il conducente che ti chiede se vuoi andare con lui allo stesso prezzo del bus, con la differenza che lui parte subito e il tuo bus tra mezz'ora. Ma ormai si ha già il biglietto in tasca, valido solo per la corsa successiva, e quindi non resta che aspettare. O fuori al freddo o dentro il piccolo aeroporto dove non ci sono posti per sedersi. Ben arrivati a Charleroi, dove arrivi, vai o resti. Almeno per mezz'ora.
C'è traffico sull'autostrada. Anche questo è un altro aspetto caratteristico di questo angolo di Belgio. Il solo modo per raggiungere Bruxelles da Charleroi è il mezzo su gomma. Niente treni, niente tram: solo l'autostrada. Che incredibilmente è sempre intasata. Un'attrazione, ma di quelle fatali. Alla fine sono solo una quarantina di chilometri, che richiedono un'ora e mezza per essere percorsi tutti. Avanguardistico questo XXI secolo, solo di poco più veloce degli antenati in calesse. Ma il sarcasmo serve a molto poco: che sia un incidente o semplice traffico intenso, sull'autostrada sarà sempre un perfetto mix di code, rallentamenti, soste. E perdite di tempo. Nel frattempo tutt'intorno, fuori dal bus, continuerà ad essere innaffiato dalla pioggia incessante. L'unica consolazione è che non ci sia bagna, la sola speranza è che per quando si arriva a destinazione la piogga in cielo si sia esaurita.
La metropolitana è appena passata. Un classico. O forse solo la logica prosecuzione di un percorso scandito da ritardi, inconvenienti e disguidi. Con quell'incessante dubbio esistenziale: cosa avremmo mai da dover scontare? L'impressione non è quello di essere all'interno di una macchina infernale, ma in un circuito purgatorio dal quale - almeno questo è l'auspicio - prima o poi si uscirà. Nel mentre si aspetta la metro, che non arriverà prima di altri sei minuti. Per carità, sei minuti non sono niente di fronte all'eternità, e neppure di fronte alle due ore di volo e alle altre due di trasferimento in autobus. E poi anche il perdere la metro buona fa parte delle caratteristiche di questa città. Almeno al proprio arrivo o rientro, a seconda della tipologia del passeggero. Che si sente subito a proprio agio.
C'è la fila al botteghino. Tipico anche questo. Per arrivare a Bruxelles o si fa la fila al distributore automatico di biglietti, oppure si fa la fila al botteghino. Al distributore automatico si farebbe anche prima, se solo accettessaro le banconote o carte di credito del tuo circuito, ma si dà il caso che si possa pagare solo con carte di credito, e quello che si ha non è buona. E allora corri al botteghino, dove però prima di te ci sono sempre almeno dieci persone. A volte anche meno, ma sempre abbastanza per farti perdere il primo autobus utile. Allora bisogna attendere mezz'ora, perchè altri autobus non ce ne sono. Improvvisamente spunta lo share tazi, quello che quando si cerca non c'è mai e quando non serve più magicamente compare. Arriva il conducente che ti chiede se vuoi andare con lui allo stesso prezzo del bus, con la differenza che lui parte subito e il tuo bus tra mezz'ora. Ma ormai si ha già il biglietto in tasca, valido solo per la corsa successiva, e quindi non resta che aspettare. O fuori al freddo o dentro il piccolo aeroporto dove non ci sono posti per sedersi. Ben arrivati a Charleroi, dove arrivi, vai o resti. Almeno per mezz'ora.
C'è traffico sull'autostrada. Anche questo è un altro aspetto caratteristico di questo angolo di Belgio. Il solo modo per raggiungere Bruxelles da Charleroi è il mezzo su gomma. Niente treni, niente tram: solo l'autostrada. Che incredibilmente è sempre intasata. Un'attrazione, ma di quelle fatali. Alla fine sono solo una quarantina di chilometri, che richiedono un'ora e mezza per essere percorsi tutti. Avanguardistico questo XXI secolo, solo di poco più veloce degli antenati in calesse. Ma il sarcasmo serve a molto poco: che sia un incidente o semplice traffico intenso, sull'autostrada sarà sempre un perfetto mix di code, rallentamenti, soste. E perdite di tempo. Nel frattempo tutt'intorno, fuori dal bus, continuerà ad essere innaffiato dalla pioggia incessante. L'unica consolazione è che non ci sia bagna, la sola speranza è che per quando si arriva a destinazione la piogga in cielo si sia esaurita.
La metropolitana è appena passata. Un classico. O forse solo la logica prosecuzione di un percorso scandito da ritardi, inconvenienti e disguidi. Con quell'incessante dubbio esistenziale: cosa avremmo mai da dover scontare? L'impressione non è quello di essere all'interno di una macchina infernale, ma in un circuito purgatorio dal quale - almeno questo è l'auspicio - prima o poi si uscirà. Nel mentre si aspetta la metro, che non arriverà prima di altri sei minuti. Per carità, sei minuti non sono niente di fronte all'eternità, e neppure di fronte alle due ore di volo e alle altre due di trasferimento in autobus. E poi anche il perdere la metro buona fa parte delle caratteristiche di questa città. Almeno al proprio arrivo o rientro, a seconda della tipologia del passeggero. Che si sente subito a proprio agio.
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