Sunday, 2 September 2012

Intercettazioni, il bavaglio adesso lo mette Monti

Il ministro della Giustizia del governo tecnico ha aperto a una nuova legge, riprendendo per un attimo la peggiore agenda del berlusconismo. Lo staff chiamato a salvare il paese finirà con il condannarlo?

l'e-dittoreale

Sembrava fatta. Sembrava che la minaccia di un bavaglio all'informazione, con l'uscita di scena di Silvio Berlusconi, fosse scongiurata. Invece il caso delle intercettazioni telefoniche che vede coinvolto il presidente della Repubblica ripropone il tema delicato della riforma della legge che disciplina il ricorso alla conversazioni telefoniche e al loro utilizzo. Berlusconi voleva una legge che impedisse alla stampa di pubblicare i dialoghi compromettenti per i politici e gli alti dirigenti, con sanzioni pecuniarie salatissime per gli organi di informazione e addirittura il carcere per il cronista che si fosse permesso di riportare in tutto o in parte il contenuto della telefonata. Prima i dissidi interni alla maggioranza con la rottura con i finiani e poi la caduta del governo hanno impedito che si mettesse un bavaglio all'informazione, ma adesso che il tema riguarda da vicino Giorgio Napolitano - secondo Panarama, che ha pubblicato il contenuto delle intercettazioni, al centro di una nuova trattativa Stato-Mafia - si ritorna a parlare di riforma. «Va fatta» per il Guardiasigilli Paola Severino. Insomma, si ricomincia con il tema tanto caro a Berlusconi. A proposito: lo stesso ha ritenuto di schierarsi con il presidente della Repubblica, e di mettere in chiaro di essere del tutto estraneo alla vicenda. Prima assicura di avere «un rapporto consolidato e leale» con il capo dello Stato, quindi l'ex premier denuncia che «il Quirinale è stato oggetto di attenzioni speciali e tentativi di condizionamento impropri, e brutali, ai quali sono completamente estraneo». Una giustificazione curiosa perchè non necessaria, dal momento che nessuno l'ha richiesta. Excusatio non petita accusatio manifesta, dicevano i latini. Vale a dire che in certi casi chi si scusa in realtà lo fa perchè ha qualcosa da nascondere. La macchina del fango di Silvio Berlusconi si è manifestata in tutta la sua bassezza col caso Boffo, con il direttore del quotidiano di sua proprietà che si è distinto per il suo killeraggio mediatico in barba all'etica professionale. Oggi un altro pezzo dell'impero di Berlusconi, Panorama, torna a sollevare un polverone su un tema, quello che l'ex capo di governo definisce «condizionamenti impropri», che lo stesso Berlusconi a molto a cuore perchè, parole sue, è «un avversario deciso» dello strumento delle intercettazioni telefoniche e della loro pubblicazione. Adesso che il ministro Severino torna a parlare di nuova legge, il Pdl si dice pronto a sostenerla. Ancora una volta il potere si mostra sordo alle lamentele degli italiani e sensibile solo alle proprie esigenze di autodifesa. Ma soprattutto la democrazia italiana torna improvvisamente fragile.


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