Bruxelles si cerca di accelerare i negoziati di adesione dell'Ex repubblica jugoslava di Macedonia (Fyrom) all'Ue, anche se tutto rischia di essere vanificato. La Commissione europea tenta ancora di convincere il Consiglio europeo a far partire la fase negoziale chiedendo di dirimire in questa sede la questione del nome: la Grecia non vuole che il paese si chiami Macedonia per via dell'esistenza della regione Macedonia in territorio greco, e per questo motivo sta bloccando l'accesso del paese nel club dei ventisette (ventotto a luglio, con l'ingresso della Croazia). Sono ormai quattro anni che la Commissione europea ha accettato la richiesta di adesione della Fyrom e dato mandato al Consiglio Ue di avviare i negoziati, ma la Grecia finora ha preteso la soluzione della questione del nome dello stato canditato prima di dare il proprio assenso all'apertura della fase che - se aperta - quasi certamente darebbe il via libera ad un ulteriore allargamento dell'Unione. Due giorni fa la Commissione europea ha inviato una lettera al presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, e al presidente del paese che detiene la presidenza di turno, il cipriota Dimitris Christofias, per chiedere agli stati di far partire finalmente i negoziati per l'inclusione della Fyrom e trovare in questa sede la soluzione al caso toponomastico legato all'ex repubblica jugoslava. Un documento inviato anche alle autorità di Grecia e Fyrom. Ora la palla passerà al consiglio dei ministri, ma quasi certamente la proposta sarà respinta: occorre infatti l'unanimità per far passare la richiesta della Commissione Ue, e la Grecia difficilmente la sosterrà. La squadra di Josè Manuel Barroso, però, confida lo stesso nella possibilità di un ripensamento greco. A Bruxelles si è convinti che permettendo alla Fyrom di entrare in una nuova fase del processo d’integrazione europea, possano diminuire i rischi che i progressi del paese rallentino. Inoltre, il documento sottolinea come premiare il governo di Skopje dopo quattro anni potrebbe «rafforzare le relazioni inter-etniche». La Commissione rinnova dunque la richiesta alla Fyrom e alla Grecia di arrivare a una soluzione reciprocamente accettabile sulla questione del nome, sotto l’egida delle Nazioni Unite. «La decisione del Consiglio europeo di avviare i negoziati di adesione contribuirebbe a creare le condizioni favorevoli alla ricerca di una soluzione», si afferma nel documento. A tal proposito, l’esecutivo comunitario è convinto che una soluzione possa essere trovata «nella una fase iniziale dei negoziati di adesione». Al Consiglio l'onere di questa decisione.
Wednesday, 24 October 2012
«Avviare i negoziati di adesione della Fyrom a Ue»
La Commissione europea tenta di sbloccare il processo di accesso per l'ex repubblica jugoslava di Macedonia, ancora arenato sul nome da dare all'eventuale nuovo stato membro.
di Emiliano Biaggio
Bruxelles si cerca di accelerare i negoziati di adesione dell'Ex repubblica jugoslava di Macedonia (Fyrom) all'Ue, anche se tutto rischia di essere vanificato. La Commissione europea tenta ancora di convincere il Consiglio europeo a far partire la fase negoziale chiedendo di dirimire in questa sede la questione del nome: la Grecia non vuole che il paese si chiami Macedonia per via dell'esistenza della regione Macedonia in territorio greco, e per questo motivo sta bloccando l'accesso del paese nel club dei ventisette (ventotto a luglio, con l'ingresso della Croazia). Sono ormai quattro anni che la Commissione europea ha accettato la richiesta di adesione della Fyrom e dato mandato al Consiglio Ue di avviare i negoziati, ma la Grecia finora ha preteso la soluzione della questione del nome dello stato canditato prima di dare il proprio assenso all'apertura della fase che - se aperta - quasi certamente darebbe il via libera ad un ulteriore allargamento dell'Unione. Due giorni fa la Commissione europea ha inviato una lettera al presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, e al presidente del paese che detiene la presidenza di turno, il cipriota Dimitris Christofias, per chiedere agli stati di far partire finalmente i negoziati per l'inclusione della Fyrom e trovare in questa sede la soluzione al caso toponomastico legato all'ex repubblica jugoslava. Un documento inviato anche alle autorità di Grecia e Fyrom. Ora la palla passerà al consiglio dei ministri, ma quasi certamente la proposta sarà respinta: occorre infatti l'unanimità per far passare la richiesta della Commissione Ue, e la Grecia difficilmente la sosterrà. La squadra di Josè Manuel Barroso, però, confida lo stesso nella possibilità di un ripensamento greco. A Bruxelles si è convinti che permettendo alla Fyrom di entrare in una nuova fase del processo d’integrazione europea, possano diminuire i rischi che i progressi del paese rallentino. Inoltre, il documento sottolinea come premiare il governo di Skopje dopo quattro anni potrebbe «rafforzare le relazioni inter-etniche». La Commissione rinnova dunque la richiesta alla Fyrom e alla Grecia di arrivare a una soluzione reciprocamente accettabile sulla questione del nome, sotto l’egida delle Nazioni Unite. «La decisione del Consiglio europeo di avviare i negoziati di adesione contribuirebbe a creare le condizioni favorevoli alla ricerca di una soluzione», si afferma nel documento. A tal proposito, l’esecutivo comunitario è convinto che una soluzione possa essere trovata «nella una fase iniziale dei negoziati di adesione». Al Consiglio l'onere di questa decisione.
Bruxelles si cerca di accelerare i negoziati di adesione dell'Ex repubblica jugoslava di Macedonia (Fyrom) all'Ue, anche se tutto rischia di essere vanificato. La Commissione europea tenta ancora di convincere il Consiglio europeo a far partire la fase negoziale chiedendo di dirimire in questa sede la questione del nome: la Grecia non vuole che il paese si chiami Macedonia per via dell'esistenza della regione Macedonia in territorio greco, e per questo motivo sta bloccando l'accesso del paese nel club dei ventisette (ventotto a luglio, con l'ingresso della Croazia). Sono ormai quattro anni che la Commissione europea ha accettato la richiesta di adesione della Fyrom e dato mandato al Consiglio Ue di avviare i negoziati, ma la Grecia finora ha preteso la soluzione della questione del nome dello stato canditato prima di dare il proprio assenso all'apertura della fase che - se aperta - quasi certamente darebbe il via libera ad un ulteriore allargamento dell'Unione. Due giorni fa la Commissione europea ha inviato una lettera al presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, e al presidente del paese che detiene la presidenza di turno, il cipriota Dimitris Christofias, per chiedere agli stati di far partire finalmente i negoziati per l'inclusione della Fyrom e trovare in questa sede la soluzione al caso toponomastico legato all'ex repubblica jugoslava. Un documento inviato anche alle autorità di Grecia e Fyrom. Ora la palla passerà al consiglio dei ministri, ma quasi certamente la proposta sarà respinta: occorre infatti l'unanimità per far passare la richiesta della Commissione Ue, e la Grecia difficilmente la sosterrà. La squadra di Josè Manuel Barroso, però, confida lo stesso nella possibilità di un ripensamento greco. A Bruxelles si è convinti che permettendo alla Fyrom di entrare in una nuova fase del processo d’integrazione europea, possano diminuire i rischi che i progressi del paese rallentino. Inoltre, il documento sottolinea come premiare il governo di Skopje dopo quattro anni potrebbe «rafforzare le relazioni inter-etniche». La Commissione rinnova dunque la richiesta alla Fyrom e alla Grecia di arrivare a una soluzione reciprocamente accettabile sulla questione del nome, sotto l’egida delle Nazioni Unite. «La decisione del Consiglio europeo di avviare i negoziati di adesione contribuirebbe a creare le condizioni favorevoli alla ricerca di una soluzione», si afferma nel documento. A tal proposito, l’esecutivo comunitario è convinto che una soluzione possa essere trovata «nella una fase iniziale dei negoziati di adesione». Al Consiglio l'onere di questa decisione.
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