Tuesday, 30 October 2012

La stampa si autoregola: questa è la democrazia

Si torna a discutere di leggi contro informazione e satira, e contrarie alla tutela dei diritti fondamentali degli stati occidentali.

l'e-dittoreale

Ci risiamo. Ancora una volta in Italia si torna a parlare di limitazione alla stampa, provvedimenti contro i giornalisti, linea dura contro i direttori. Si pensava che con la fine di Berlusconi fosse finita anche la crociata liberticida nei confronti dei diritti fondamentali e basilari di ogni sana democrazia. Invece a quanto pare si torna a minacciare l'informazione e la stampa. Anche se alla fine di questa nuova proposta di legge bavaglio - come ci si augura - non se ne facesse niente, comunque rimarrebbe il nuovo atto di initimadazione nei confronti di chi ha il compito di scrivere, informare, spiegare. La legge sulla diffamazione puntava molto in alto, prevedendo addirittura il carcere. Adesso tutto è stato ridimensionato, ma restano proposte come quella di multe fino a 50.000 euro per i giornalisti accusati e riconosciuti colpevoli di diffamazione, con conseguente negazione dei contributi pubblici per l'editoria per l'editore che controlla la testata per cui scrive il cronista punito per diffamazione . Ma il provvedimento non riguarda solo la stampa, che pure continua a essere nel mirino dei legislatori della democratica repubblica: alcuni emendamenti al testo, al vaglio dei rami del Parlamento, se approvati potrebbero imporre a blog, enciclopedie multimediali e portali on-line la rettifica o la cancellazione di contenuti dietro semplice richiesta di chi li ritenesse lesivi della propria immagine o della propria privacy, e prevedere la condanna a sanzioni pecuniarie fino a 100.000 euro in caso di mancata rimozione. Siti come Wikipedia o non-ciclopedia, tanto per citarne alcuni a mo' di esempio, finirebbero nel mirino della censura. Non-ciclopedia è già stato al centro di un caso di chiusura per diffamazione, anche senza un progetto di legge controverso come questo che se approvato rappresenterebbe un grave minaccia anche alla satira. Un'altra volta si vuole mettere il bavaglio. Il giornalismo cattivo, brutale, non professionale, si sanziona da solo: ci sono la sospensione dall'albo, la radiazione, c'è soprattutto un organismo indipendente che in nome di questa sua stessa indipendenza si autoregola, si autodisciplina, si auto-punisce (lo stesso Sallusti, va ricordato, nel 2011 venne sospeso dall'ordine dei giornalisti della Lombardia per aver fatto collaborare un giornalista radiato dall'albo). E poi c'è il diritto, quello sacrosanto, di far valere i propri diritti. Le denuncie per diffamazione sono sempre state una possibilità. Adesso l'inasprimento esagerato (e ingiustificato) delle pene rappresenta una novità, un'innovazione. Come questo cambiamento della destra che prima - quando Sallusti creava e conduceva la macchina del fango - applaudiva il grande giornalista, solo depositario della libera informazione e unico vero interprete della professione, e che invece adesso - con Sallusti condannato al carcere - difende, giustamente ma in modo sbagliato, il condannato riconosciuto colpevole delle sue malefatte. Questo cambiamento, in realtà, non cambia niente: resta un atteggiamento pericolosamente ostile nei confronti della scrittura che non fa bene a nessuno.


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