Pier Luigi Bersani |
Dopo aver promosso Monti, l'Europa promuove anche Bersani. Un ulteriore messaggio di sfiducia nei confronti di Silvio Berlusconi, che nella sua ultima visita a Bruxelles ha fallito nel suo tentativo disperato di riaccreditarsi agli occhi della comunità europea come leader credibiled e probabile. Ma prima gli apprezzamenti per l'operato dell'attula capo di governo e poi gli attestati di stima per il segretario del Pd hanno di fatto chiuso le porte in faccia al cavaliere. Il messaggio che arriva dall'Europa è chiaro: Berlusconi forse potrà essere voluto dagli italiani, ma non è gradito in Europa. I leader dell'Unione europea questo non possono dirlo, ma possono lasciarlo intendere. Jean Claude Juncker lo ha fatto in modo piuttosto evidente. «Bersani - ha detto il presidente dell'Eurogruppo - è una persona intelligente e onesta, e credo abbia le migliori intenzioni per l’Italia e per l’Europa». Un trattamento di riguardo da parte di un esponente del Partito popolare europeo, gruppo che ospita il partito di Berlusconi, un Berlusconi nei cui confronti Juncker non ha più parole da spendere. Come svelato dal segretario del Pd al termine del suo incontro con Juncker. «Siccome con Juncker si può scherzare, gli ho detto di dire al mondo che Berlusconi non vincerà. A questa battuta Juncker ha risposto con un sorrisino, a cui però non voglio dare interpretazioni». C'è poco da dire, se non che Berlusconi ormai non è più considerato un leader credibile e che l'Europa preferisce altri interlocutori. Bersani si è presentato a Bruxelles per accreditarsi agli occhi dei presidenti di Commissione europea, Consiglio Ue ed Eurogruppo: il segretario del Pd sa che dalle prossime elezioni potrebbero arrivare incarichi di governo. In tal senso ha offerto garanzie circa il proseguimento del percorso avviato dal governo Monti. Il partito democratico, ha detto Bersani, avverte «l’esigenza di dare segnali di continuità nelle politiche per l’Europa, anche arricchendole». Ciò «consapevoli assieme al rigore occorre dare chance al lavoro e alla crescita». Un’affermazione, quest’ultima, che ricalca in pieno la visione montiana portata a Bruxelles in questi mesi: è stato proprio il capo del governo tecnico a spingere perché accanto all’imperativo della sostenibilità della finanza pubblica ci fosse l’impegno scritto di accelerare misure e politiche per il rilancio di occupazione e competitività. Una condivisione di obiettivi e di vedute che a detta di Bersani non sorprende. Anzi. «Noi abbiamo sempre sostenuto molto lealmente il governo Monti, anche in condizioni non semplici». Il capo di governo che potrebbe uscire dalle urne ha offerto garanzie anche circa l'impegno europeo del centro-sinistra italiano. A Josè Manuel Barroso, Herman Van Rompuy e Jean Claude Juncker «ho ricordato qual è la posizione del mio partito, che ha un forte matrice europeista e che fa della prospettiva europea la propria bandiera». In fin dei conti, ha sottolineano Bersani, «è stato il centro-sinistra a portare l’Italia nell’Euro. E a noi ci conoscono, siamo quelli di Prodi, di Padoa Schioppa. Sono tranquilli». E poi «sulla nostra capacità e sulla volontà riformatrice e di tenere i conti sotto controllo non si può dubitare», mentre «sull’altro versante ci sono spinte populiste e anti-europeiste». Per cui, ha rimarcato Bersani, «chi ha preoccupazioni per l’Italia si rivolga a noi». Certamente in Ue non si guarda più a Berlusconi.
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