Micheal Mann. foto reuters |
Questo deve essere l'anno della svolta in Medio oriente. Israele e Autorità nazionale palestinese devono giungere a creare le premesse per un accordo definitivo e duraturo, segnando un cambio di marcia rispetto al passato e a quanto è stato - o non è stato - fino ad oggi. Sono posizione e convinzione dell'Unione europea, che avrà il non facile compito di cercare di rilanciare i negoziati di pace. «Il 2103 deve segnare passi avanti significativi nel processo di pace nella regione», sottolinea Micheal Mann, portavoce dell'Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell'Ue, Catherine Ashton. «L'ultima riunione del consiglio Affari esteri - ricorda Mann - ha stabilito che l'Alto rappresentante deve guidare il processo di pace, ed è sua intenzione farsi carico di questo compito». L'Ue, quindi, andrà avanti. «La questione arabo-israeliana è ai primi posti della nostra agenda», continua il portavoce di Ashton. «La soluzione a cui mira da sempre l'Unione europea è una soluzione a due stati, con due entità che possono vivere in pace e sicurezza». A Bruxelles non lo dice nessuno, ma molto, quasi tutto, dipenderà dalle parti in causa. Da una parte c'è la politica israeliana degli insediamenti, dall'altra ci sono i razzi sparati dai militanti di Hamas. Entrambe le fazioni non aiutano il processo di pace. Entrambe.
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