L'Italia degli indecisi opta per la non politica e la non governabilità. Tra la complicità dei partiti tradizionali e la miopia degli stessi elettori.
l'e-dittoreale
L'Italia si è espressa e ha scelto. Ancora una volta gli italiani mostrano una volontà popolare votata (e votante) alla figura del duce. Che si chiami Mussolini, Berlusconi o Grillo, non fa differenza. Per l'italiano qualunque - quello a cui il fascismo prometteva grandezza, quello a cui il berlusconismo ha promesso un milione di posti di lavoro, crescita, ricchezza, restituzione di fortune, abolizione di Ici e poi di Imu, quello a cui Grillo promette di mandare tutti a casa e non si capisce cosa - ecco, per l'italiano qualunque il fascino del primo imbonitore di piazze pronto a urlare e promettere non perde mai appeal. Il fatto che "fascino" e "fascismo" siano termini molto simili a scriversi può essere un caso, ma il risultato elettorale no. Berlusconi ha promesso la restituzione dell'Imu, e gli italiani gli hanno creduto come sempre hanno fatto negli ultimi anni. Soprende la credulonità di un italiano ancora disposto a credere alle realtà virtuali e iperboliche di una persona che in quindici anni ha fatto parlare di sè solo per i suoi scandali, le sue leggi "ad personam" e la sua squadra di calcio che per il resto. Grillo ha promesso cambiamento nel modo più embrional-fascista possibile: il Movimento 5 stelle non sarà nè di destra nè di sinistra (perchè «destra e sinistra sono uguali», parole sue), non sarà europeista, non sarà nè con Pd nè con il Pdl. Nel 1921 Benito Mussolini presentava così il suo movimento (termine che oggi designa la realtà grillina). «Il Fascismo è una grande mobilitazione di forze materiali e morali. Che cosa si propone? Lo diciamo senza false modestie: governare la Nazione. Con quale programma? Col programma necessario ad assicurare la grandezza morale e materiale del popolo italiano. Parliamo schietto: non importa se il nostro programma concreto, non è antitetico ed è piuttosto convergente con quello dei socialisti, per tutto ciò che riguarda la riorganizzazione tecnica, amministrativa e politica del nostro Paese. Noi agitiamo dei valori morali e tradizionali che il socialismo trascura o disprezza, ma soprattutto lo spirito fascista rifugge da tutto ciò che è ipoteca arbitraria sul misterioso futuro». Mussolini non definì nè chiarì cosa intendesse fare il suo movimento: Grillo agisce forse diversamente? Ha tagliato gli stipendi in Sicilia, un gesto per gli italiani grande quanto il contratto firmato da Berlusconi nel 2001. Abile mossa per conquistare gli indecisi, gli scontenti, i citrulli. Ma quando lo si incalza su programmi, proposte, idee, questioni personali e di partito, il comico non risponde alle domande, minaccia di ridimensionare la stampa e le sue libertà. Molti di questi tratti accomunano Mussolini, Berlusconi e Grillo. Ultimi fra tutti l'essere nati dal qualunquistico brodo primordiale dell'anti-politica e dall'ottenere in dichiarato consenso. Maestri, cavalieri e comici vengono portati in trionfo mentre la sinistra si isola sul suo Aventino di illusioni (è l'immagine del Pd che già proclamava vittorie prime ancora delle elezioni) e tutti gli altri si servono dell'Italia per i propri tornaconti locali (è l'immagine di una Lega che continua a pensare al nord e alla macro-regione). Non sorprende, dunque, l'ultimo dato elettorale di un paese già storicamente e tradizionalmente di destra, un paese dove - è giusto ricordarlo - il fascismo è stato sconfitto politicamente, ma non culturalmente. Oggi l'Italia lo dimostra, consegnando sè stessa all'ultimo passante in grado di catalizzare le frustrazioni di un popolo stanco e malleabile non in grado di capire veramente dove certe scelte rischiano di portare. Il governo ancora non è stato nominato e già si scommette sulla sua durata. Semmai si dovesse tornare alle urne speriamo solo che si voti a Natale: qualora Babbo Natale dovesse decidere anche lui di scendere in campo, in Italia avrebbe quanto meno il 25% dei voti assicurato. Quanto basta per portare tutte le sue renne in parlamento e gli italiani a trainare la slitta.
l'e-dittoreale
L'Italia si è espressa e ha scelto. Ancora una volta gli italiani mostrano una volontà popolare votata (e votante) alla figura del duce. Che si chiami Mussolini, Berlusconi o Grillo, non fa differenza. Per l'italiano qualunque - quello a cui il fascismo prometteva grandezza, quello a cui il berlusconismo ha promesso un milione di posti di lavoro, crescita, ricchezza, restituzione di fortune, abolizione di Ici e poi di Imu, quello a cui Grillo promette di mandare tutti a casa e non si capisce cosa - ecco, per l'italiano qualunque il fascino del primo imbonitore di piazze pronto a urlare e promettere non perde mai appeal. Il fatto che "fascino" e "fascismo" siano termini molto simili a scriversi può essere un caso, ma il risultato elettorale no. Berlusconi ha promesso la restituzione dell'Imu, e gli italiani gli hanno creduto come sempre hanno fatto negli ultimi anni. Soprende la credulonità di un italiano ancora disposto a credere alle realtà virtuali e iperboliche di una persona che in quindici anni ha fatto parlare di sè solo per i suoi scandali, le sue leggi "ad personam" e la sua squadra di calcio che per il resto. Grillo ha promesso cambiamento nel modo più embrional-fascista possibile: il Movimento 5 stelle non sarà nè di destra nè di sinistra (perchè «destra e sinistra sono uguali», parole sue), non sarà europeista, non sarà nè con Pd nè con il Pdl. Nel 1921 Benito Mussolini presentava così il suo movimento (termine che oggi designa la realtà grillina). «Il Fascismo è una grande mobilitazione di forze materiali e morali. Che cosa si propone? Lo diciamo senza false modestie: governare la Nazione. Con quale programma? Col programma necessario ad assicurare la grandezza morale e materiale del popolo italiano. Parliamo schietto: non importa se il nostro programma concreto, non è antitetico ed è piuttosto convergente con quello dei socialisti, per tutto ciò che riguarda la riorganizzazione tecnica, amministrativa e politica del nostro Paese. Noi agitiamo dei valori morali e tradizionali che il socialismo trascura o disprezza, ma soprattutto lo spirito fascista rifugge da tutto ciò che è ipoteca arbitraria sul misterioso futuro». Mussolini non definì nè chiarì cosa intendesse fare il suo movimento: Grillo agisce forse diversamente? Ha tagliato gli stipendi in Sicilia, un gesto per gli italiani grande quanto il contratto firmato da Berlusconi nel 2001. Abile mossa per conquistare gli indecisi, gli scontenti, i citrulli. Ma quando lo si incalza su programmi, proposte, idee, questioni personali e di partito, il comico non risponde alle domande, minaccia di ridimensionare la stampa e le sue libertà. Molti di questi tratti accomunano Mussolini, Berlusconi e Grillo. Ultimi fra tutti l'essere nati dal qualunquistico brodo primordiale dell'anti-politica e dall'ottenere in dichiarato consenso. Maestri, cavalieri e comici vengono portati in trionfo mentre la sinistra si isola sul suo Aventino di illusioni (è l'immagine del Pd che già proclamava vittorie prime ancora delle elezioni) e tutti gli altri si servono dell'Italia per i propri tornaconti locali (è l'immagine di una Lega che continua a pensare al nord e alla macro-regione). Non sorprende, dunque, l'ultimo dato elettorale di un paese già storicamente e tradizionalmente di destra, un paese dove - è giusto ricordarlo - il fascismo è stato sconfitto politicamente, ma non culturalmente. Oggi l'Italia lo dimostra, consegnando sè stessa all'ultimo passante in grado di catalizzare le frustrazioni di un popolo stanco e malleabile non in grado di capire veramente dove certe scelte rischiano di portare. Il governo ancora non è stato nominato e già si scommette sulla sua durata. Semmai si dovesse tornare alle urne speriamo solo che si voti a Natale: qualora Babbo Natale dovesse decidere anche lui di scendere in campo, in Italia avrebbe quanto meno il 25% dei voti assicurato. Quanto basta per portare tutte le sue renne in parlamento e gli italiani a trainare la slitta.
No comments:
Post a Comment