Applicata «non correttamente» la direttiva che vieta l'allevamento in batteria delle galline ovaiole. Abbiamo avuto dodici anni di tempo per essere in regola.
di Emiliano Biaggio
Meglio un uovo oggi o una gallina domani? La domanda è di quelle classiche, conosciute, ripetute, forse anche inflazionate. Tanto che in Italia, per rimanere in tema, si potrebbe – mai come oggi – porre un altro quesito: meglio una gabbia per galline a norma oggi, o una multa domani? Già, perchè il nostro paese in dodici anni non ha saputo conformarsi alle direttive comunitarie che chiedevano l'eliminazione delle gabbie nocive per il benessere delle galline e Bruxelles, stanca di aspettare, l'ha deferito innanzi alla Corte di giustizia europea. La procedura d'infrazione avviata il 26 gennaio 2012 con l'invio della lettera di messa in mora, dunque si chiude, e in modo tutt'altro che glorioso. Al nostro paese si contesta di «non aver attuato correttamente» la direttiva che vieta l'allevamento in batteria delle galline ovaiole, e – denuncia l'esecutivo comunitario – «nonostante ripetuti solleciti della Commissione a risolvere la situazione, non ha ottemperato adeguatamente alla pertinente normativa dell'Ue».
Nel 1999 la Commissione europea ha deciso di vietare l'allevamento in batteria, mettendo al bando le cosiddette “gabbie non modificate” dove venivano sistemati più volativi. Dall'1 gennaio secondo la direttiva tutte queste gabbie dovevano essere eliminate e sostituite con “gabbie modificate” che garantissero con spazio per fare il nido, razzolare e appollaiarsi. La Commissione Ue ha anche fissato gli standard, per aiutare i paesi ad applicare in modo corretto la direttiva. La gabbie possono essere usate soltanto se offrono a ciascuna gallina una superficie pari ad almeno 750 cm², un nido, lettiere, posatoi e dispositivi per accorciare le unghie. L'Italia si è presentata all'appuntamento impreparata, o forse non si è presentata affatto. Questione di punti di vista, che non cambia la sostanza. L'Italia è stata messa in mora il 26 gennaio 2012 e ha ricevuto un parere motivato il 21 giugno 2012, ma inutilmente. «Sui 13 Stati membri che hanno ricevuto lettere di sollecito ad attuare adeguatamente tale direttiva soltanto due continuano a non essere a norma», lamenta la Commissione europea. Uno di questi due paesi è l'Italia, che farà compagnia alla Grecia nel procedimento legale alla Corte di Lussemburgo. Si poteva evitare di arrivare fin lì. Meglio un uovo oggi o una gallina domani? Che siano uova o galline, per l'Italia – a questo punto – sarà comunque poco conveniente.
Grazie alla segnalazione della lettrice V. che ha permesso di individuare un errore contenuto in questo post sfuggito al momento della pubblicazione, e l'aggiormaneto del post stesso.
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